Serena Altavilla: “Il veicolo musicale è potente, necessario, terapeutico”

Un disco molto intenso, sperimentale, intimo, una finestra sul mondo interiore: il 9 aprile esce “Morsa” (Blackcandy Produzioni), il primo album solista di Serena Altavilla, un percorso anticipato dal singolo “Epidermide”. “Mi auguro che queste canzoni siano urlate, che aiutino ad esprimersi e che siano liberatorie, arrivando a tante persone diverse e nuove“, così l’artista di Prato dalle origini pugliesi che ora, insieme a “Epidermide”, dà corpo alle emozioni con la sua voce in “Nenia”, “Distrarsi”, “Rasente”, “Un bacio sotto il ginocchio”, “Tentativo per l’anima”, “Sotto le ossa”, “Forca”, “La trascrizione dei sogni” e “Quaggiù”. Come si sono sposate le parole con i suoni di queste nuove canzoni? “Le parole vengono sempre dopo, fatico a formalizzare con le parole, perciò ho chiesto aiuto a Patrizio Gioffredi per i testi. La parola ha un peso, ha la sua gravità. Il suono è la cosa che mi conduce per prima al significato delle espressioni. A volte le parole sono vissute, come in questo disco nel quale mi è capitato di cantare dei suoni che veramente celavano la parola“. La produzione artistica dell’album è stata curata da Marco Giudici. Oltre allo stesso Giudici, i musicisti che hanno partecipato all’arrangiamento e all’esecuzione dei brani, in un cambio di formazione diverso ad ogni canzone, sono: Adele Altro (AnyOther), Francesca Baccolini (Hobocombo), Alessandro Cau (Geoff Barrow, Miles Cooper Seaton), Luca Cavina (Calibro 35, Zeus!), Enrico Gabrielli (Calibro 35, PJ Harvey, Mariposa), Matteo Lenzi (Filarmonica Municipale LaCrisi), Jacopo Lietti (Fine BeforeYouCame), Fabio Rondanini (Afterhours, Calibro 35, I Hate My Village) e Valeria Sturba (OoopopoiooO). L’immagine di copertina è opera dell’artista e fotografo Jacopo Benassi. L’artwork del cd è stato curato da Legno.

LA DIMENSIONE CINEMATOGRAFICA DEL DISCO – “L’autore dei testi è in fondo un regista, lo stesso del videoclip ‘Epidermide’. Patrizio Gioffredi ha un rapporto narrativo visuale con le parole e nella musica quindi ci sono molte immagini cinematografiche. In ogni caso il mio santino è sempre Lynch: mi ritrovo spesso a guardare cose violentissime“.

IL SINGOLO EPIDERMIDE – Dal 26 febbraio è disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming “Epidermide” (Blackcandy Produzioni), il brano di Serena Altavilla che ha anticipato il nuovo album. “Attraverso l’epidermide entriamo in risonanza. L’epidermide è un fedele strumento dell’istinto, una porta di accesso agli abissi che ci abitano. Questa canzone è un dialogo dai toni forti, assordanti, una rissa a rallentatore con me stessa e con l’altro“, spiega Serena Altavilla a proposito del brano. Il doppio, la coppia, il numero due: in qualunque forma si voglia raccontare, questo numero magico e sacro mette in crisi e ci fa da specchio, svela il terreno vastissimo della battaglia interiore in corso dentro di noi. Rompere quello specchio con tutte le conseguenze che ne possono derivare è la liberazione: ed è di questo che parla “Epidermide”. La produzione artistica del brano è stata curata da Marco Giudici. Con lui, i musicisti che hanno dato il loro contributo alla realizzazione di “Epidermide” sono Adele Altro, Francesca Baccolini, Alessandro Cau, Luca Cavina, Enrico Gabrielli, Matteo Lenzi e Valeria Sturba.

IL VIDEOCLIP DI “EPIDERMIDE” – Il regista Patrizio Gioffredi, coautore del testo, ha voluto assecondare le venature dark e romantiche del brano, con un videoclip fuori dal tempo, ambientato su un set teatrale minimale, con luci cangianti ed espressioniste e un montaggio che gioca con il buio. Sulla scena Serena Altavilla interagisce con un doppelgänger, a cui presta il corpo l’attrice e regista Livia Gionfrida, in una lenta e sensuale danza fantasmatica, arricchita dagli echi cinefili tipici del Collettivo John Snellinberg. “Il videoclip è stato girato a fine estate/inizio autunno, in un teatro molto bellino di Prato, nato riconvertendo un vecchio capannone industriale“.

LE ESPERIENZE PRECEDENTI – Dal 2005 a oggi Serena Altavilla, cantante e songwriter, si è fatta conoscere nel panorama alt-rock indipendente come frontwoman dei Blue Willa – prodotti da Carla Bozulich, in precedenza noti come Baby Blue – e successivamente dei Solki. Con entrambe le formazioni ha pubblicato vari dischi e ha macinato tantissime date live, sia in Italia che all’estero. Nel suo background coesistono il punk, la tradizione popolare e le musiche d’avanguardia. Il suo eclettismo, le sue capacità performative affinate nel corso delle parallele esperienze teatrali e la sua duttilità vocale l’hanno portata a collaborare nel corso degli anni, in studio e dal vivo, con Calibro 35, Mariposa, La Band del Brasiliano, Tundra Orbit e Il Complesso di Tadà. Adesso inizia a scrivere il suo percorso da solista.

L’EREDITÀ DELLE ESPERIENZE PASSATE – “Mi porto dietro le ricerche sonore, la curiosità per i suoni. Suonare in un gruppo è un’esperienza raccomandabile a tutti i livelli: s’impara a comunicare. È un ottimo campo di battaglia e di prova. Ora però mi sono slegata, non volevo ricreare la situazione del gruppo, volevo sentirmi al centro del mio sistema e essere circondata da musicisti che per ogni pezzo cambiava formazione“.

RICORDI D’INFANZIA – “Il mio strumento è stato sempre la voce, adorando il momento dell’esibizione, per cui ho anche studiato tanta danza. Il mio ideale di allora era andare a una scuola tipo ‘Saranno famosi’ di Leroy“.

ESSERE DONNE E ARTISTE – “Come donna è più facile sentire frasi spiacevoli che portano a non sentirsi prese sul serio. Si è giudicate molto per l’aspetto esteriore e con frasi tipo ‘tu hai le mestruazioni’. Bisogna liberarsi da tutto questo. L’ideale sarebbe superare le differenze di genere nel mondo della musica“.

SERENA E LE ARTI – “Ho fatto tanto teatro, ma la musica è l’arte che mi completa di più. Di cinema e teatro ne ho masticato tanto“.

LA MUSICA – “La musica è sempre un’espressione di un’urgenza, anche se non comprensibile apparentemente. Il veicolo musicale è potente, necessario, terapeutico“.

COVID – “Il periodo che stiamo vivendo mi sta portando a cercare il silenzio, ma la musica è davvero qualcosa di nutriente e fondamentale“.

I LIVE – “I live mancano a tutti, perché sono un momento molto sacro e importante. Ci sono degli spiragli di speranza per la ripartenza reale. La normalità del concerto com’era prima è ancora presto per realizzarla, ma in maniera diversa, con live deframmentati e sognanti che non prevedano la folla davanti che possa sudarsi e ballarsi vicino, credo si possano fare presto. In un forma o nell’altra bisogna ricominciare“.

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