Massimo Bonelli, la lungimiranza al timone degli eventi musicali

Settembre lo vede alla direzione artistica di due festival musicali, l’Alghero Music Spotligh (che si terrà dal 9 all’11 settembre all’Anfiteatro Ivan Graziani di Alghero) e il Cous Cous Fest (il festival internazionale dell’integrazione culturale in programma a San Vito Lo Capo in provincia di Trapani dal 16 al 25 settembre), entrambi con cartelloni ricchi che spaziano, nel primo caso, da Fulminacci a Gaia, da La Rappresentante di Lista a Ditonellapiaga, per fare qualche nome, e, nel secondo caso, da Dargen D’Amico ad Eugenio Bennato, passando per Paola Turci, Ermal Meta e Piero Pelù. È Massimo Bonelli, salernitano classe 1974, già direttore artistico del Concertone del Primo Maggio di Roma, oltre che consulente discografico, event manager e produttore con la sua iCompany, realtà di riferimento della scena musicale attuale nazionale.

Massimo Bonelli, cos’è per te la musica?

È la mia vita da sempre, è da quando ero bambino che volevo vivere nella musica, con la musica e per la musica; quindi, ho fatto di tutto per riuscirci nel corso degli anni, cambiando ruoli, posizioni ed idee, pur di restare agganciato a questo mondo”.

Come coniughi l’essere direttore artistico di festival con l’essere anche manager, produttore e consulente discografico?

Non è facile ma cerco di essere sempre lineare e corretto ed evitare di fare errori. Sono tutte anime del mio modo di vivere la musica che è totalizzante, perché io sono stato musicista, produttore, fonico, ho montato i palchi, ho scaricato le casse, ho fatto tutte le attività anche tecniche legate al mondo della musica quando ero giovane e suonavo. Poi, nel tempo mi sono evoluto, anzi sono invecchiato, e ho cambiato modalità di approcciarmi alle attività. A me piace conoscere tutti gli aspetti di questo settore, di questo mondo, perché sono appassionato, sono ossessionato dalla voglia di occuparmi della musica, di avere a che fare con la musica; quindi, ho diverse competenze più o meno specifiche, ma sicuramente tanta esperienza in ogni ambito e quindi cerco di ricoprire tutti questi ruoli in maniera seria cercando di migliorare e di fare meno errori possibili”.

Il 9 settembre tagli il nastro della prima edizione dell’Alghero Music Spotlight: qual è l’impronta che hai voluto donare alla manifestazione?

Penso che Alghero abbia una vocazione ovviamente turistica importante e che sia legata ad un pubblico molto giovane. L’estate è la stagione in cui i ragazzi hanno voglia di divertirsi e di partecipare agli eventi. Quando abbiamo ipotizzato con la Fondazione Alghero di creare una manifestazione di chiusura della stagione estiva, ho pensato fosse interessante mettere su un evento che raccontasse la musica attuale, quindi che scegliesse artisti delle nuove tendenze musicali e che vanno per la maggiore. Quindi è nato un happening di tre giorni in cui la musica attuale incontra anche altri ambiti come quello del food e beverage, perché l’esperienza dell’Alghero Music Spotlight non è soltanto dedicata alla musica, ma anche a tutto quello che creeremo all’interno dell’Anfiteatro dove si svolge l’evento”.

Sali in sella ad un festival importante nel suo venticinquesimo anniversario: il tuo Cous Cous Fest quali colori avrà?

È il primo anno che mi hanno affidato la sua direzione artistica. Quindi ho visto quale fosse la storia di questo evento ed ho pensato fosse il caso di portarlo alle sue origini, perché il Cous Cous Fest nasce come un evento molto ‘etnico’. 25 anni fa la musica etnica era particolarmente in voga, c’erano gli Africa Unite, gli Almamegretta, i Sud Sound System, parliamo degli anni Novanta. Così, partendo da quella matrice che nel tempo si era un po’ miscelata con la musica pop, perché negli ultimi anni il Cous Cous Fest è stato molto più legato agli artisti di grido nazionale, io ho ritenuto importante riportare l’evento verso la sua origine, quindi verso la musica di contaminazione come è il cous cous che è un cibo che viene cucinato in diversi paesi, specialmente quelli che affacciano sul Mediterraneo, e ogni paese, ogni cultura lo prepara in maniera diversa, con ingredienti diversi, con tipi di lavorazione diversa, quindi è un cibo che in qualche modo unisce di una cifra comune le diverse culture culinarie e, in questo modo, ho ritenuto opportuno che anche la musica del Cous Cous possa avere già da quest’anno, ma sempre più nei prossimi anni, questa matrice contaminata di diverse culture”.

Dopo questi due festival di settembre e prima del prossimo Concertone del Primo Maggio, quali sono gli eventi che ti vedranno protagonista?

Ho tantissime richieste e proposte che mi stanno arrivando perché evidentemente, assieme alla mia squadra, un team di amici e professionisti straordinari, abbiamo lavorato bene in questi anni e, quindi, ci sono diverse cose che verranno ufficializzate nei prossimi mesi in cui sarò coinvolto. Per cui, da qui al Concertone, c’è tantissimo da fare, tanto lavoro. Sono anche un po’ agitato perché forse è troppo, ci sono tanti impegni, però devo dire che per fortuna sono tutte cose belle che mi permettono di esprimere le mie idee sulla musica e sulla progettualità artistica delle cose; quindi, sicuramente avremo dopo questi due eventi di settembre altre due cose molto importanti sia ad ottobre che a novembre, poi a gennaio c’è un grande evento che dovrò seguire… Insomma, navigo a vista”.

Finora qual è stato il più bell’incontro musicale?

Il mio più grande incontro musicale è stato quello con i Radiohead da ascoltatore, quando dopo aver apprezzato ‘The Bends’ ho scoperto ‘OK Computer’ che mi ha convinto ad innamorarmi definitivamente della musica e della sua importanza nella mia vita. Dal punto di vista, invece, di conoscenza fisica, penso che l’artista che più mi sta regalando tanto è La Municipàl, Carmine Tundo (del duo musicale fa parte anche la sorella Isabella, ndr), che è un artista bravissimo, un ragazzo molto in gamba che ha un approccio alla musica che ritengo eccezionale, un artista che mi spinge ogni volta ad entusiasmarmi per le cose che riesce a fare e che fa per la sua versatilità”.

C’è invece un artista che stai corteggiando ma che ti risulta ancora non raggiungibile?

Io non corteggio mai nessuno, nemmeno le donne, non amo corteggiare, non è per me. Quando nasce un rapporto e nasce la voglia di fare una cosa insieme, nasce reciprocamente. Se non nasce così subito non è interessante perché non si innestano le emozioni giuste nel rapporto in cui qualcuno deve decidere se accettare o meno di collaborare”.

Qual è il motto che ti guida nel tuo lavoro e nella tua passione?

Io sono uno che cerca sempre di alzare l’asticella, quindi direi ‘memento audere semper’, che utilizzava molto Gabriele D’Annunzio. Io cerco sempre di spingere i miei limiti più in là per capire fino a dove riesco a migliorare me stesso e le cose che faccio”.

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