Moscato di Cordepazze: “Le canzoni sono il distillato della vita”

Autentico, leggero, felice”, così Alfonso Moscato della band siciliana Cordepazze descrive il loro terzo album “I giorni migliori”, uscito a distanza di sette anni dal secondo, “L’arte della fuga”. Vincitori del Premio De Andrè nel 2007, avevano esordito nel 2008 con “I re quieti” (Monnalisa srl). Sui testi di Moscato (anche voce, chitarre acustiche ed elettriche, violoncello, sintetizzatori), hanno arrangiato e suonato per il nuovo disco le Cordepazze Francesco Incandela (violini, viole, mandolino elettrico, chitarra elettrica, pianoforte, sintetizzatori) e Vincenzo Lo Franco (batteria, percussioni), insieme a Roberto Cammarata (sintetizzatori, chitarre, programmazioni), Carmelo Drago (basso elettrico), Alice Alagna e Serena Bisconti (cori). “Questo disco – sottolinea Moscato, nato a Palermo il 15 gennaio 1980 – è molto legato alla mia generazione, perché racconta la costruzione di una vita, la mezza età e tutto quello che ne consegue”.

Moscato, il nome Cordepazze a cosa si rifà?

Nasce parecchi anni fa, quando la band si forma attorno al 2005, discutendo sulla letteratura siciliana, in particolare su Pirandello e Sciascia, soprattutto riflettendo sul primo che nel ‘Berretto a sonagli’ parla della ‘corda pazza’ come un metodo per sopravvivere all’esistenza al di là della logica e della razionalità”.

Quindi influisce molto l’essere siciliano sulla vostra musica?

Io scrivo anche in siciliano, meglio ho realizzato un disco in siciliano, però questo nuovo album è più legato al tempo che allo spazio; quindi, è più legato agli ultimi cinque, sei anni”.

Ne “I giorni migliori” è contemplato anche il lockdown?

In realtà, tutte le canzoni sono state scritte prima di Codogno (nella notte tra il 20 e il 21 febbraio 2020, con il ricovero del paziente 1 a Codogno, il Covid19 entrò ufficialmente in Italia, ndr), anche se alcune sembrano profetiche. Non dico che io sia un profeta, però nella scrittura subentra un po’ di irrazionalità. Ad esempio, in ‘Adriatica’ c’è un verso della seconda strofa che dice: ‘se la Cina è la fine del mondo va bene lo stesso’”.

È questo il brano del disco “I giorni migliori” a cui è più legato?

Sono legato un po’ a tutti i brani. Forse sono più affezionato a delle canzoni che sono più autobiografiche come ‘Ciao’, ‘Adriatica’, ‘Vita da star’ e ‘Le guerre degli altri’. In fondo, le canzoni fanno un po’ da distillato della vita, quindi un po’ le tiriamo fuori dalla vita come tutta l’arte che fa parte della vita”.

Tra le canzoni più autobiografiche, c’è la dedica a qualcuno in particolare?

Le canzoni raccontano tutto quello che mi sta attorno e, quindi, anche le persone che mi stanno attorno nel bene e nel male. Non c’è una dedica precisa, però ci sono loro dentro, sono coinvolte, magari non volendo”.

Qual è il suo giorno migliore?

Domani”.

Andrete in tournée quest’estate?

Stiamo programmando delle date in Sicilia, a breve uscirà il calendario, e poi in autunno speriamo di risalire tutta l’Italia”.

Il suo desiderio artistico più grande?

Continuare a scrivere per poter continuare a vivere”.

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