Francesco Danny Martines, vulnerabilmente romantico

Un tuo pregio e un tuo difetto? “Un mio pregio credo la fantasia, come difetto forse l’impulsività“. Cos’è per te la musica? “Direi che è tutto, mi accompagna nelle mie giornate da quando sono bambino fino ad oggi ed è un tramite per comunicare le cose che ho dentro che mi va di esternare, ma che magari non riesco solo a parole“, così il cantautore Francesco Danny Martines, classe 1989, nato a Caltagirone (in provincia di Catania), che ha debuttato a giugno col singolo “Made in America” (per Supersugo Dischi).

Qui si può ascoltare l’intervista

È in rotazione “Made in America”: come nasce questo brano? Cosa racconta? Cosa ti ha ispirato?

Il brano nasce nel maggio dello scorso anno, mi ha ispirato un bacio rubato sotto il portone di casa. Parla dell’amore in varie sfaccettature: una è quella dell’amore carnale, del piacere, l’altra dell’amore affettivo dove ci stanno i sentimenti e spesso, parlo per me, è difficile dare un ordine“.

Il videoclip di “Made in America” da cosa prende le mosse?

Nel videoclip di ‘Made in America’ ho voluto omaggiare un personaggio che amo parecchio, BoJack Horseman della serie Netflix, perché lo vedo simile a me sotto certi punti di vista, l’impulsività di cui parlavo prima, fare le cose in modo impulsivo e fare ‘americanate’“.

“Made in America” è il tuo singolo di debutto, come proseguirà il tuo progetto discografico?

Ci stanno altri singoli che usciranno a breve, ogni tre mesi, da qui a tutto questo 2021“.

Poi speri in un ep o in un album?

Sì, certo!“.

Cosa significa per te essere rappresentante di un “pop oscuro e cinico”?

In realtà questa definizione è stata data, credo, dall’ufficio stampa, che ha ascoltato la canzone e ha dato questa definizione. Io non saprei definirlo oscuro o cinico, magari per chi ascolta potrebbe sembrare cinico il discorso di ‘baciamoci e fanculo il film’, no? tutto e adesso, ma, come ti dicevo prima, si nasconde pure la parte romantica e vulnerabile di ogni persona che è quella della paura di legarsi o di essere abbandonati in qualche modo“.

La copertina di “Made in America” fa pensare ad Hollywood: vorresti cimentarti nella musica per il cinema?

Non ci ho mai pensato, se l’ho fatto, l’ho fatto così, scherzando con la tastiera a casa: gioco a fare il compositore Hans Zimmer ogni tanto“.

Cosa conservi di siciliano in te e cosa hai acquisito della Roma dove vivi?

In realtà adesso non vivo a Roma, sono giù a Mirabella Imbaccari che è un paesino al centro della Sicilia. Di siciliano non sento moltissimo, forse la passionalità e il calore del Sud. Però devo dire che mi sono innamorato di Roma, quando ho vissuto a Roma è stato uno dei periodi più belli, perché amo la città e amo essere una specie di formichina in confronto al resto: amo le città perché amo perdermi e confondermi con gli altri“.

Quali sono i tuoi ingredienti di un’estate perfetta?

Di giorno al mare e di sera a suonare con la chitarra, fare concerti: questo sarebbe l’ideale“.

Hai qualche live in programma per questi mesi?

L’unica data certa e sicura è il 17 settembre a Firenze, perché ci sarà la ‘Nottata Supersugo Dischi’ che è la mia etichetta discografica, dove suonerò assieme ad altri due miei colleghi che sono Rubik e AngeliKa e poi ci sono gli Aspettativa. Adesso sto cercando date qui nei locali. Tra l’altro, il 30 luglio ci sarà una festa della musica, che l’hanno posticipata per motivi tecnici dal 21 giugno. Però sto cercando molte più date per far conoscere il brano, perché credo che live sia molto importante, più di Youtube, Spotify, di tutto. La Supersugo Dischi è a Firenze dove ci stanno i miei due produttori Marco Carnesecchi e Alex Marton che hanno fondato loro questa etichetta neonata. Non ho intenzione però di trasferirmi a Firenze. Io amo Roma, vorrei tornare lì, pure nello stesso quartiere, Pietralata, stessa via, stessi coinquilini se li ritrovo, e pure Radio Kaos Italy che sta a due passi, che è una radio dove lavoravo di mattina. Mi piacerebbe tornare lì, e poi come ho già fatto quando ho lavorato con Marco prendevo il treno, andavo a Firenze e ci stavo assieme per una sessione di scrittura“.

Tu sei cantautore, ma mi hai parlato anche di radio: sei pure dj?

In realtà a Radio Kaos Italy ho lavorato come apprendista regista e come social media manager“.

Qual è il tuo più audace sogno artistico?

A me piacerebbe lavorare con artisti che stimo troppo“.

Tipo?

Vasco, per dire. Mia mamma è una fan di Vasco da quando io ero ancora un feto: ascoltavo Vasco pure prima di nascere!“.

Qual è la sua canzone a cui sei più legato?

Questa è difficile perché sono così tante… Forse a dirne una così ‘Albachiara’, un po’ scontata come risposta però credo che sia l’emblema di Vasco tra tutti i capolavori che ha fatto“.

Sicuramente prima di “Made in America” avrai scritto tanto altro. C’è una strofa di una tua canzone in cui ti rispecchi tanto?

‘Made in America’ è solo la punta dello scoglio. Credo di avere tantissimo da dire, raccontare. Sono circa 10 anni che scrivo, anche se la maggior parte delle canzoni che ho scritto sono tutte nel pc. Ho iniziato a 22 anni circa. Imparati i primi due, tre accordi, subito ci scrivevo sopra, andavo alle jam session e mi mettevo in gioco. Tra queste canzoni ce n’è una – non so nemmeno se nascerà per tutti o rimarrà qui – che scrissi, che è molto esistenzialista come brano rispetto a quest’ultimo che è più pop, in cui dicevo: ‘Forse si nasce insani da amare e si muore sani da legare’. Dico si nasce ‘insani da amare’ perché totalmente vulnerabili, ma amabili, poi magari si muore ‘sani da legare’ perché diventiamo cinici per non soffrire, cioè calcoliamo i nostri passi, ed è una cosa un po’ triste a volte“.

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