Foresta, quando ci si mette a nudo con le proprie canzoni

Il tuo è un cantautorato che unisce pop, indie e un tocco di elettronica: quali sfumature provengono dall’essere cresciuto in una famiglia di artisti e quali dal tuo viaggio americano? “Sicuramente la parte più folkloristica, la parte che lega l’indie piuttosto che anche le sonorità un po’ flamenco, un po’ arabe che vengono dalla mia terra che è la Calabria sono le note che mi porto dentro un po’ dalla nascita; mentre tutta la scena elettronica l’ho approfondita negli anni e nei vari viaggi che ho fatto”. Parla Foresta, cantautore, autore, regista e produttore musicale che ha come nome d’arte il suo cognome per “portare in alto la bandiera della mia famiglia“. 32 anni, vive a Reggio Emilia, ed è di una empatia che spiazza.

Qui si può ascoltare l’intervista

Il tuo ultimo singolo, “Rimango da solo” (Senza Dubbi/Believe Music Italia), racconta di una relazione tossica: è un brano autobiografico?

No, è un brano che ho scritto essendo stato un po’ rapito indirettamente dalla relazione finita della mia migliore amica. Siamo stati quasi tutte le sere al telefono per tre mesi consecutivi. Sono stato un po’ assorbito da questa storia, di cui ho voluto scrivere, perché mi ha toccato nel profondo“.

Sei autore anche del videoclip di “Rimango da solo” che viene definito alla Donnie Darko, come nel film di Richard Kelly: puoi spiegare questa relazione?

Il video l’ho scritto io interamente. In realtà, è stata una cosa improvvisa, perché mentre scrivevo il brano nella mia mente c’erano già le scene che avrei voluto girare. Ho vissuto quasi come una visione la musica e il testo che ho scritto. Mi è venuto in mente Donnie Darko, perché ho voluto fare un video un po’ scuro, quasi come se si fosse un po’ all’interno di se stessi, un circolo di emozioni all’interno di se stessi, quindi parlando appunto della fine, della rottura della storia d’amore, di un amore pesante da gestire, ho voluto un po’ raffigurare l’ambiguità che va dalla felicità alla tristezza, alla rabbia, alla depressione. Ho voluto creare questo mondo“.

Questa canzone è il preludio di un tuo ep che sarà pubblicato alla fine dell’anno: puoi anticipare qualcosa?

Sono veramente felicissimo, perché finalmente ho trovato fondamentalmente il coraggio di fare uscire il mio ep. Ci sto lavorando giorno e notte. Saranno circa sette brani e ogni brano racconterà sia musicalmente che a livello di testo delle piccole parti di me. Per noi autori raccontare qualcosa in un brano e lasciarlo libero alle orecchie di tutti ci mette sempre un po’ di agitazione, perché uno poi riesce a collegare una frase piuttosto che un’altra. Anche le persone più strette a cui non hai mai raccontato determinate cose, poi magari hanno modo di capirti ancora di più nel profondo. Insomma è una bella prova per me“.

Tu sei cantante, autore, produttore e regista: dimmi in ognuna di queste quattro espressioni la cosa che fino a qui ti ha dato più soddisfazione…

Sicuramente l’autorato mi ha veramente, soprattutto negli ultimi tre anni, cambiato la vita, perché scrivendo per altri devo essere molto attento, devo studiare molto le persone e questa è una mia caratteristica che io amo: osservare, cercare di capire e, soprattutto, mettermi nei panni delle altre persone. Quindi questa cosa mi ha dato tante soddisfazioni, perché nel momento in cui consegno un brano e l’artista mi dice ‘sembra quasi che tu mi conosca da una vita’, questo per me non ha eguali. Anche la regia, cosa che sto facendo da poco, è un altro metodo di comunicazione che sto imparando ad apprezzare a 360°. Però tra tutti questi, ovviamente mettendo da parte la musica che è la mia priorità in assoluto, se devo essere sincero, l’autorato mi dà quel quid di soddisfazione in più“.

Pensi di rimanere nell’ambito della musica come regista?

Ti dirò, è una cosa che non riesco ancora a decifrare perché un po’ mi vergogno anche a definirmi regista fondamentalmente, perché ci sono tante persone che studiano per diventare registi e io, invece, sono completamente autodidatta. In un futuro mi piacerebbe farlo veramente, adesso mi diletto a farlo per gli artisti più vicini a me a livello di amicizia“.

Quali progetti hai per quest’estate?

Mi dedicherò alla scrittura con alcuni artisti di Warner Music (Giuseppe Foresta è già autore e produttore per diversi artisti di Sony Music e Universal Music, ndr), ovviamente continuerò ancora con il mio ep, perché devo finire tante cose, e, soprattutto, spero di riuscire ad ottenere un contratto discografico editoriale con una major. Ho tantissime cose nella testa. Non ho ancora ‘preso di mira’ i live, nel senso che vorrei dedicarmi ancora al lavoro, perché l’ultimo anno di Covid mi ha veramente rivoltato come un calzino, nel senso che quest’anno ho lavorato veramente tanto su me stesso e sugli altri, soprattutto nella musica, che ho raggiunto livelli che negli ultimi cinque anni non riuscivo ancora a vedere neanche. Quindi voglio completare questo percorso almeno fino a fine estate per poi vedere il da farsi. Devo vedere che strada si aprirà“.

La strofa che hai scritto che ti rappresenta di più?

Nel mio primo singolo che si chiama ‘Alzo le mani’ c’è una frase che dice: ‘Sarò quello che sono senza guinzaglio e sarà meglio’. È una frase che mi rappresenta molto perché ho vissuto una vita sempre un po’ in preda alla paura dei pregiudizi in generale, a 360°. Sono una persona molto estroversa quanto in realtà riservata, ho sempre fatto vedere poco di me, o meglio l’ho fatto vedere nel modo in cui mi faceva più comodo per preservare le cose importanti, finché a un certo punto ho deciso di dire: questa è la mia vita, questo sono io e non m’importa di tutto quello che possa pensare la gente, devo iniziare a dare più importanza a quello che penso io e non tanto agli altri. Quindi per questo ho scritto questa frase, ‘Sarò quello che sono senza guinzaglio e sarà meglio’… per me“.

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