Kid Gamma: “Per me fare goal è riuscire a suscitare un’emozione”

Una bellissima risorsa Kid Gamma, al secolo Gabriele Gallo, preparato e sicuro di sé. Cantante e beatmaker palermitano classe 2002, unisce la sua preparazione classica a sonorità elettroniche creando un mix incredibile che farà strada.

Kid Gamma, la scelta di questo nome d’arte da cosa deriva?

Kid è uno stato d’animo che è stato sempre riflesso nella mia personalità, quindi un eterno Peter Pan come si suol dire. Gamma è la terza lettera dell’alfabeto greco che io ho studiato per cinque anni al Liceo Classico, foneticamente suona come la ‘G’ di Gabriele che è il mio nome e Gallo che è il mio cognome. Fondamentalmente questo nome è un mix di un po’ di cose, soprattutto di sentimenti“.

Un tuo pregio e un tuo difetto?

Sono – non so se definirlo un pregio o un difetto – testardo, perché a volte credo che essere stato testardo mi abbia fatto prendere sempre la via giusta in alcune situazioni. Quindi io mi posso definire testardo sia nel senso buono che nel senso cattivo, perché a volte non ascolto tanto la gente, faccio molto di testa mia, però allo stesso tempo sono testardo nel mio lavoro perché riesco sempre a raggiungere ciò che magari mi prefiggo“.

Cos’è per te la musica?

Io studio musica, pianoforte, da quando avevo tre anni. Se devo dirti la verità ci sono proprio nato con la musica, sono cresciuto con la musica e tante volte quando io magari mi sentivo da solo o avevo delle brutte esperienze, perché ci sono state tantissime cose che mi hanno segnato e mi hanno fatto crescere molto più in fretta di tanti altri ragazzini, io mi chiudevo in salotto dov’è il pianoforte e cominciavo a suonare per due, tre, quattro ore senza fermarmi. Ho anche suonato con l’orchestra sinfonica siciliana e sono andato a New York perché ho vinto un concorso di pianoforte. Quindi ci sono proprio cresciuto con la musica e vorrei che fosse il mio lavoro, anche perché come tutti quando la tua passione si trasforma in lavoro credo sia la cosa più bella del mondo, riesci a sentirti proprio realizzato“.

Hai parlato di momenti poco felici, vuoi parlarmene?

Si tratta di cose personali, non sociali. Ci sono stati determinati avvenimenti, anche di persone che sono venute a mancare nei miei 18 anni di vita e che erano fondamentali. In queste persone che non ci sono più io ho sempre trovato la forza per riuscire ad andare avanti e portare avanti il mio lavoro anche per loro che volevano che io riuscissi in quello che oggi sto facendo e che un domani spero sia il mio lavoro“.

Hai cominciato a studiare pianoforte prestissimo: lo hai chiesto tu o vivi in una casa di musicisti?

È stata un po’ mia madre, perché lei da piccola suonava il pianoforte, anche se non è riuscita a laurearsi in Conservatorio. È stato come se io fossi il suo allievo per tanto tempo, però ho raggiunto degli obiettivi molto più alti rispetto a ciò che lei ha fatto quando studiava il pianoforte. All’inizio è stata un po’ lei a forzare la mano, però poi sono stato io a continuare perché la vena musicale in famiglia c’è da quando sono nato. Quando mia madre era incinta di me mi cantava le canzoni di Massimo Ranieri, quindi sono cresciuto proprio dentro la pancia con la musica“.

Accennavi al concorso che ti ha portato a New York dove ti sei esibito alla Carnegie Hall e alla University, cosa ha rappresentato tutto ciò per te?

Anche se è successo tanto tempo fa (era il 2013, ndr), è stato il punto più alto che io sono riuscito a raggiungere. A 12, 13 anni raggiungere una cosa del genere credo sia impensabile, nemmeno io pensavo di riuscire ad arrivare ad un livello del genere. Fondamentalmente il primo premio di questo concorso, che si chiama Ibla Foundation, era quello di volare a New York, con un viaggio tutto pagato, un concerto a Carnegie Hall e uno alla New York University. Io non mi aspettavo di vincere questo concorso, anche perché ero il più piccolo di tutti e mi sembrava abbastanza impossibile ed improbabile una cosa del genere. Ci sono davvero dei mostri sacri del pianoforte in quel concorso. Mi ha anche dato tantissimo a livello di esperienza personale. New York è un altro mondo, ci sono tantissime realtà rispetto a quelle che noi abbiamo qui in Italia pure a livello lavorativo. Ti senti una formica in mezzo a una foresta, è allucinante. Già solamente vivere questa esperienza a quell’età è stato affascinante e mi ha formato a livello personale e a livello lavorativo, perché oggi capisco e ricordo tutte le dinamiche che c’erano lì a New York, soprattutto a livello lavorativo, e mi chiedo perché qua in Italia non dobbiamo lavorare come loro lavorano lì… Quindi mi ha formato tantissimo quest’esperienza e ringrazio veramente mia madre e mio padre che mi hanno sempre spronato a fare di più“.

Hai una formazione classica ed adesso sei beatmaker. Con la GoMad Concerti pubblichi prima “Iphone” ed ora “Mezz’Ora”: cosa segna questo salto all’elettro-pop?

“In realtà, io sono molto versatile. Mi autoproduco, registro io da solo, mixo io i volumi, l’equalizzazione…, curo tutto io insieme ad altre persone che sono molto più esperte di me, ma comunque la mia traccia c’è sempre dietro questa cosa. Dopo la musica classica, verso i 14, 15 anni, ho iniziato a produrre House, Future Bass, generi abbastanza elettronici, che comunque hanno influenzato moltissimo il mio stile di produzione. Rispetto ad ‘Iphone’ sicuramente troviamo in ‘Mezz’Ora’ delle tonalità molto meno classiche, anche perché ci sono meno strumenti acustici, però a livello strumentale, a livello soprattutto di batterie etc. etc. è molto simile, cambiano solamente i sintetizzatori. Veramente mi gasava l’idea di riuscire a portare qualcosa che abbracciasse sia le sonorità back dell’electro swing e dell’r’n’b degli anni Ottanta americano fino ad arrivare alle batterie strumentali di oggi, quindi è un genere che abbraccia un po’ di stili ed ha molte influenze derivate sia dai miei studi che dai miei ascolti giornalieri di musica“.

Ti autoproduci. La GoMad Concerti che ruolo ha?

È il management con il quale ho firmato da pochissimo. Stiamo lavorando tantissimo. Stiamo intraprendendo un percorso di un grandissimo lavoro che darà i suoi frutti penso nei prossimi anni, perché ovviamente per fare una cosa che duri nel tempo devi perdere del tempo, soprattutto sacrifici ed investimenti“.

State lavorando ad un album?

Io spero di poter far uscire il mio album, anche perché per la situazione che c’è adesso non vorrei farlo uscire, perché se non riesco a portarlo in live e a suonare in giro per l’Italia, cosa che comunque avevamo già in programma prima che ci fosse questa situazione, non lo faccio uscire, quindi prima magari andiamo di singoli, video, videoclip, video live, video acustici, e poi se e quando la situazione si sbloccherà lancerò un album. Abbiamo tantissimi contatti in questo momento, molte persone si stanno facendo sentire, soprattutto molte persone si stanno interessando al progetto Kid Gamma“.

In “Mezz’ora” parli di attesa, tu cosa ti aspetti dal futuro?

Io sul futuro sono molto incerto perché ci sono veramente tantissime cose, anche a livello sociale e politico, che mi fanno pensare malissimo. Però alla fine la nostra vita si basa sempre sulle nostre esperienze, su ciò che noi costruiamo per diventare un giorno, quindi in questo momento si sta lavorando per diventare qualcuno, per farci un nome tutti quanti. Con il mio gruppo Mop, e anche con la GoMad, si sta lavorando, ma non mi aspetto nulla. L’unica cosa che mi aspetto sono tanti sacrifici da parte della mia squadra e tanto, tanto lavoro“.

Il collettivo Mop che hai fondato comprende diverse forme d’arte che spaziano dalla produzione/voce al graphic design/fotografia e video: lo stai portando avanti parallelamente col progetto da solista Kid Gamma o è incluso in esso?

Assolutamente io sono il ceo, il fondatore, assieme ad altri due ragazzi, il mio grafico e il nostro chitarrista. Tutti e tre abbiamo fondato questo collettivo. Comunque sia, io sono sempre parte di questo collettivo, quindi a prescindere dai singoli, da qualsiasi cosa, dietro c’è sempre il mio collettivo, il mio chitarrista che magari mi può fare un riff di chitarra nella strumentale, il mio grafico che si occupa di tutto l’aspetto creativo, fotografico, di copertina, di tutti i miei brani, quindi a prescindere da se sono da solo nei brani ci sono tutti gli altri ragazzi dietro, abbiamo una vera e propria squadra. Ora abbiamo preso in squadra anche un videomaker per un videoclip che si chiama Davide Rosano che non è della nostra città, è di Roma, quindi ci stiamo ampliando anche fuori dalla nostra città, lui ha molti contatti“.

Parli del videoclip di “Mezz’ora”?

Faremo uscire il videoclip live della versione acustica di ‘Mezz’ora’ e la versione acustica di ‘Iphone’ che hanno segnato l’inizio del mio percorso serio a livello musicale, professionale“.

La Sicilia è calda ed accogliente, come si riflette nella tua musica?

C’è molta influenza siciliana nella mia musica anche perché le sonorità che sono presenti all’interno dei mie brani si sente molto che sono mediterranee, anche dalla scelta degli strumenti che usiamo solitamente“.

Mi sembri molto atletico, fai sport?

In passato ho fatto degli sport, ho giocato a calcio per un anno e ho praticato judo per sei anni, tra l’altro sono stato anche campione regionale. Ora se mi alzo dal divano mi si staccano le ossa!“.

Hai giocato a calcio, per te nel mondo della musica cosa significa fare goal?

Significa riuscire ad avere un contratto che comunque ti permetta un domani di riuscire a vivere tranquillamente, io ti parlo magari anche un contratto con una major. In alternativa una cosa che mi è sempre piaciuta è riuscire ad entrare dentro la testa delle persone e riuscire a suscitare un’emozione, in pochi riescono a fare una cosa del genere. Già quando una persona ad esempio mi scrive su Instagram o mi scrive un messaggio privato dicendomi ‘senti con la tua musica sto bene, sto passando un periodo difficile della mia vita e l’unico modo con il quale riesco a tirarmi su sono le tue canzoni, già per me questo è un grandissimo goal, anche se non è la vittoria della partita“.

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