Ghemon: “La vita è un prendere botte e un tenere botta”

Il disco ‘Scritto nelle stelle’ è un album che ho realizzato in solitudine, nell’anno delle grandi distanze ho fatto un disco di gruppo rispettando le misure antiCovid. È il disco che ho lavorato di più in squadra (con Simone Privitera, Claudio La Rocca, Fabio Brignone e Giuseppe Seccia). Più come uomo che come artista è la soddisfazione più grande“, è entusiasta Ghemon per “E vissero feriti e contenti”, il suo nuovo progetto discografico, disponibile da venerdì 19 marzo su tutte le piattaforme digitali e in formato CD e LP. Questo nuovo lavoro esce a meno di un anno dal suo sesto disco che arrivò in pieno lockdown, il 24 aprile 2020, un disco, “Scritto nelle stelle” (Carosello Records/Artist First), che esordì al 2° posto della classifica Gfk degli album più venduti e al 1° posto della classifica dei vinili. In questo momento surreale che viviamo “all’inizio ero bloccato ad osservare cosa accadeva, poi c’è stato l’aggiustamento e infine è esplosa la voglia di vivere. Nonostante avessi appena rilasciato un album mi sentivo carico di energia, non mi sentivo consumato e avevo voglia di fare musica. Così è venuto fuori un altro disco fatto con voglia, grande desiderio e a tempo di record, cosa che in una situazione normale, diviso tra i concerti e le cene, non avrei fatto. Mi sono chiuso in studio e ho fatto solo quello. ‘E vissero feriti e contenti’ è un disco in cui vengono mostrate tutte le mie anime. Ho spaziato tra tanti generi diversi, cercando di costituire io l’elemento di unione. Ho potuto esprimermi non solo come cantante e autore dei testi, ma anche nella produzione e nella supervisione artistica: al mio settimo disco sono finalmente io, al completo. È musica in italiano ma che parla internazionale“. Il titolo “E vissero feriti e contenti” è una fotografia, quella di chi cerca di attraversare, inteso proprio come “passare attraverso”, il proprio cammino di vita in ogni suo passo, di fare esperienza non solo degli aspetti positivi e delle vittorie ma anche di tutte le cadute e gli inciampi. Ogni frammento di questo cammino ha portato a essere ciò che si è oggi.

La vita è come un gatto, che è protagonista della cover dell’album insieme a Ghemon: sa graffiare ma anche regalare momenti di dolcezza. “Il gatto è simbolico perché un po’ mi piacciono gli elementi di surrealtà. Jaime è un gatto buonissimo e qui è pronto a saltare, come mi sento io. È il mio settimo album, i gatti hanno sette vite“. Il titolo “E vissero feriti e contenti” è un guardare oltre una dimensione fiabesca della vita. “Spesso nei dischi uso la prima persona, ma la musica è un dialogo, ha bisogno sempre dell’altro capo altrimenti scriverei allo specchio. La musica è comunicazione. Le mie canzoni esistono perché figlie della mia esperienza, se non fossi un ascoltatore non potrei scrivere, metto nei dischi ciò che vedo. Mi guardo attorno e vedo la mia generazione o quelli più grandi di me e vedo che la vita è un prendere botte e un tenere botta. Col sorriso sulle labbra, dico che ora è la fine di una fiaba e l’inizio di qualcos’altro“. Nelle sue canzoni di oggi Ghemon guarda molto al quotidiano, anche alla sua vita in casa con la fidanzata Giulia. “Ho cercato di mettere l’occhio sulle sensazioni quotidiane, oggi devo guardare a quello che ho vicino, mettendo ritmo melodia e poesia a cose che accadono in casa come la mia fidanzata che fa confusione tra ‘Guerre stellari’ e ‘Star Trek’. È un approccio più immediato alle idee senza dover scrivere l’opera magna ogni volta, con una cifra di me stesso che fino adesso non sono riuscito a dimostrare, come la parte ironica“. C’è un Gianluca ascoltatore e un Ghemon artista. “Ascolto la musica più varia come tecno e reggae ma fino a che non mi è entrata nella pelle non la faccio per non scopiazzare. Io penso e ci ripenso tanto, ma almeno so che il risultato è che la canzone che scriverò parlerà ancora di me dopo 10 anni, cerco di fare cose che possano resistere al tempo. Sono cresciuto con apertura come i miei artisti preferiti che sono Pino Daniele e Elio e le Storie Tese perché spaziavano dentro tante cose mettendoci del loro, come anche l’unicità di Lucio Dalla di cui faccio mia la frase: ‘per piacere alla gente ti deve piacere la gente’“. Con un look che volta le spalle al biondo patinato (“Affronto gli anni della mia vita come un film, entrando nel personaggio“), Ghemon è pronto a tornare a Sanremo. Nel febbraio 2018 era stato ospite di Diodato sul palco del Teatro Ariston, nel 2019 partecipò al festival con il brano “Rose Viola” (disco d’oro), ed ora affronta la 71esima edizione con “Momento Perfetto” in gara nella categoria Campioni, un brano di spessore per la tridimensionalità dei fiati. Il suo primo impatto con Sanremo fu l’entusiasmo di una ragazza, “quando manca questo non è la stessa cosa, ma l’emozione è identica. Ho fatto un sacco di strada in carriera e non è la prima volta che canto in uno spazio vuoto, mi sono fatto le ossa. L’emozione è comunque grande, la gioia è comunque grande, la voglia di tutti i colleghi sarà grande, c’è stato il tempo per prepararsi, tutti ci terranno ad offrire un bello spettacolo e anche da casa saranno felici“. Tutto sta cambiando, concerti da remoto? “Questa situazione ci ha offerto delle opportunità, se uno vuole dire che il mondo non è cambiato vive le sue conseguenze. Per me i live sono simbolicamente dal vivo e sono un’esperienza irripetibile, utilizzare la tecnologia in altro modo, pensare a spettacoli costruiti per lo streaming è possibile“.

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