Dellamore si mette in gioco con le proprie emozioni

Sono palermitano, ma vivo a Barcellona da quattro anni. Qui è tutto colorato. Mi sono trasferito qui per amore della città. Volevo cambiare vita e migliorarne la qualità“, così Federico Tarantino, in arte Dellamore, classe 1990, che venerdì 29 gennaio ha varato il suo nuovo singolo “Interstellar” (distr. Artist First).

Dellamore, quali sono le tue caratteristiche come uomo e come artista che si accordano con Barcellona?

Sicuramente l’adattarsi, il non stare fermo, perché Barcellona è una città molto attiva, è impossibile stare fermi e non fare qualcosa, devi tu decidere di non fare qualcosa. Anche artisticamente sono una persona che difficilmente si ferma, che si blocca su un tema o su un genere. Mi piace muovermi e intraprendere nuove strade. Le due cose possono combaciare così“.

Quando Fre ha sentito la necessità di diventare Dellamore?

Nel momento in cui ho vissuto in maniera brusca un cambiamento generazionale, anche se mi fa suonare un po’ vecchio… Mi ero vissuto bene il periodo del rap che era ancora di nicchia, senza i social, molto introspettivo, pieno di messaggi. Poi c’è stato il cambio attuale dei trapper, per esempio, che hanno delle lacune a livello di valori: cantano solo di soldi, di droghe, cose che non mi sono mai appartenute. Dico la verità, quando ero Fre, un po’ ricadevo in questi cliché del rap, e entrando in contrasto con questo nuovo mondo ormai tecnologico, tutto dell’apparire, ho capito che avevo la necessità di dare spazio alla mia interiorità. Quindi anche ‘Dellamore’ fa un po’ da richiamo ad una sfera sentimentale che spesso nel rap si vuole sopprimere perché è sinonimo di debolezza, invece io ho deciso di farne un mio punto forte“.

Per il nome ‘Dellamore’ ti ha suggestionato anche qualche lettura?

Sì, esattamente. Fa riferimento al primo film dedicato a Dylan Dog, ‘Dellamorte Dellamore’. Io sono un grande fan di Dylan Dog. Mi è sempre piaciuto questo personaggio un po’ cupo, che combatte con i mostri sia interiori che esteriori, sempre a che fare con storie abbastanza tormentate a livello amoroso in cui mi ci rispecchio molto. Quindi ho voluto prendere le redini di questo personaggio, tra l’altro italiano“.

Il passaggio a Dellamore ha una data precisa: 11 ottobre 2019 con l’uscita di “Puttana”, un titolo forte: come mai?

Ho deciso di rompere queste barriere con un titolo abbastanza forte, però ambivalente perché il brano non è un attacco diretto alla persona in questione ma anche come mi sono sentito io. Infatti il ritornello dice pure ‘mi hai trattato come io fossi una puttana’, quindi è la relazione vista da entrambe le parti, anche il ragazzo si può sentire maltrattato. Ho voluto giocare su questa ambivalenza ed è il primo brano che appunto è interamente dedicato a una relazione, non parla di nessun cliché della musica, del rap, ho voluto sfondare questa barriera personale di una relazione con questo brano che è anche più cantato“.

L’anno scorso è stato molto apprezzato il brano “Una posizione”: qual è l’appeal di questa canzone?

Sicuramente la sincerità e anche la realtà vissuta da parte mia, nel senso che questo brano è nato in un contesto di ‘rivoluzione’ qui a Barcellona: la Catalogna vuole separarsi dalla Spagna, quindi spesso e volentieri, per questo contesto politico, fanno delle manifestazioni anche abbastanza violente. Lì mi ero fermato a pensare e dire qual è la loro posizione, principalmente loro in che cosa credono nel fare tutto questo caos, distruggere la città, perché di questo si parlava, bruciare cassonetti, bloccare le strade, che posizione ti sto dando all’interno di una civiltà. Allora ho voluto pensare a tutto il discorso politico come lo vivo io che lo vivo abbastanza male: è poco producente per noi giovani e per tutto il sistema, ci sono tante falle. Ho voluto essere molto sincero sotto questo punto di vista. La mia sorpresa è che questa sincerità è stata molto apprezzata“.

Ora esci con “Interstellar”: “una storia d’amore che va oltre il tempo, tra stelle, gravità e influenze rap”. Come nasce questa canzone?

È nata dalla base, dalla musica, quindi. Io sono solito farmi trasportare dalla base e da lì capto dei segnali, delle emozioni che poi metto su carta. Mi sono sentito come se stessi fluttuando nello spazio e lì mi sono sentito libero da tutto e da tutti, potevo riuscire a parlare senza barriere, senza muri con questa ragazza della nostra storia che sta avendo degli alti e bassi. Forse il problema era proprio il viaggio e non la destinazione come un po’ fa capire la canzone. Poi io sono un grande appassionato dell’astronomia, mi piace a volte perdermi, guardare il cielo di notte e dire: ma chissà cosa c’è là fuori? Cosa sta succedendo? Quanti piccoli sono i nostri problemi rispetto alla vastità che c’è là fuori di cui non conosciamo nulla! E penso che spesso l’amore sia così. Ci creiamo piccoli problemi all’interno dell’amore quando invece i problemi sono ben altri e li trascuriamo come trascuriamo quello che c’è là fuori“.

Quindi cos’è per te l’amore?

È un buco nero. Ma non come qualcosa di negativo, qualcosa che se poi entri all’interno tutte le regole che conosciamo non esistono: il tempo, lo spazio, non è come si conoscono. Penso che quando entriamo nella sfera dell’amore, entriamo in un’altra realtà che a volte ci spiazza e non sappiamo gestire bene“.

Sei un fan di Christopher Nolan?

Abbastanza, mi piacciono questi film con queste trame che s’intrecciano, il passato, il futuro… Mi intrippano abbastanza questi film“.

Il tuo preferito?

Sicuramente ‘Interstellar’ perché l’ho visto ormai quattro, cinque volte. Un altro film molto bello è ‘La via di Carlito’ che non ha a che fare con l’astronomia, però è un film sulla vita di un ex gangster che vuole provare a cambiare vita, ma questa vita gli si ritorce contro nonostante i suoi sforzi di cambiarla. È molto bello“.

Pensi che la spedizione su Marte sia per chi vuole cambiare vita?

Sì, ma soprattutto per cercare qualcosa di nuovo. C’è questo lato umano, che è bellissimo, di andare sempre oltre quello che abbiamo, di voler scoprire sempre molto di più. Stiamo arrivando al punto in cui per l’essere umano il mondo non è abbastanza. È un concetto abbastanza forte“.

Mi citi un verso di una tua canzone che ti rispecchia tanto oggi?

Da ‘Interstellar’: ‘False partenze, troppe chiamate perse, tanto dove sto andando ancora non l’ho capito’. È un po’ così la mia vita ultimamente. Ci sono tante chiamate perse, a cui non ho risposto. Treni che non sono partiti o che ho fatto partire senza saltarci dentro perché non so bene ancora dove sto andando. Alla fine mi va bene così, l’accettare questo viaggio senza destinazione rispecchia un po’ la persona che sono adesso“.

A cosa stai lavorando ora?

Ad un ep che potrebbe diventare anche un album, dipende dalla quantità di contenuto che ho. Purtroppo col Covid c’è poco di cui raccontare perché si vive poco. Però spero per settembre di aver concluso tutto. Voglio far uscire un progetto corposo che mi rappresenti“.

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