Ugo Crepa: “L’ispirazione è racchiusa in un istante”

La sua voce è un abbraccio di calore umano. Ogni parola che dice è una poesia e un saggio di filosofia. È da poco uscito il singolo “Come la luna” in cui racconta di una ragazza irraggiungibile, proprio come la luna è “lontana” e “guarda dall’alto”. È Ugo Crepa, al secolo Ugo Pronestì, cantautore 24enne di Napoli, il cui sound spazia dal rap al new soul, dall’r&b al funk.

Quando e come diventi Ugo Crepa?

Non c’è mai stata questa scissione tra Ugo e Ugo Crepa, non ti so dire l’esatto momento in cui è successo, però sicuramente quando ho cominciato a fare musica e quando le cose si sono fatte più serie, nel senso che ho capito che è questa la strada che volevo percorrere. Il nome è rimasto quello scelto facendo il rapper da piccolini e ti scegli un nome da battaglia, se così vogliamo chiamarlo. Anche se in realtà è accaduto un bel po’ di anni fa. Sono almeno quattro o cinque anni che gioco a fare l’artista, quindi per caso, ma è successo parecchi anni fa“.

Parecchi anni fa” forse per te che sei giovanissimo!

Ho 24 anni che non sono pochissimi rispetto all’età media oggi della musica, con i diciottenni che conquistano le classifiche, ma non sono neanche vecchissimo effettivamente!“.

Se ti chiedo un aggettivo per Ugo Pronestì e uno per Ugo Crepa?

Per entrambi posso dirti ‘reale’, nel senso che è la stessa identica cosa e anche il personaggio che ho costruito non è in realtà un personaggio, perché non cambia assolutamente nulla tra le due cose, e lo si può vedere anche dal modo in cui promuovo la musica, dal modo in cui affronto il music business, per quanto lo affronti. Sono super trasparente. Non mento mai“.

Perché hai scelto il verbo ‘crepa’?

No, è inteso come la crepa nel muro, per il passato da writer, ma in realtà non ho mai ‘pittato’, come si dice nel gergo nostro, i muri, però c’ho provato all’inizio. È stata la prima disciplina che ho provato ad affrontare. La crepa dei muri, i muri crepati era dove ci trovavamo spesso a fare disegni. Feci un graffito anni fa e chiesi a un mio amico come mi dovevo chiamare e uscì fuori il nome. Amo la street art, ma non ho avuto un buon approccio, così mi sono messo a giocare con le parole che era più facile forse“.

Sei di Napoli. Vivi in un quartiere particolare?

Sono di Napoli, ma abito a Marigliano“.

Marigliano alla quale hai dedicato un pezzo…

In realtà, non ho proprio dedicato un pezzo, è più un insulto sotto un certo punto di vista. Il mio è un paese di provincia ed è a una ventina di minuti da Napoli. Non è un posto particolare, anzi. È un posto fin troppo anonimo. Da me c’è la voglia di scappare letteralmente per non passare una vita in un grigiore totale perché è veramente triste. Qui possono nascere dei buoni artisti, ma non possono fare una buona vita“.

Hai già progetti di fare le valigie e andare via?

Sì, dovevo andare a Roma questo mese, dovevo partire e trasferirmi lì, ma la situazione Covid ci ha proprio ucciso e quindi no, non partirò per adesso, ma appena possibile mi unirò alla squadra mia che è a Roma e che in questo momento lavora a distanza con me“.

Quanto calore napoletano c’è nelle tue canzoni?

Quanto basta. Nel senso che spero – non per una questione di appartenenza o di non appartenenza – non trasudi così tanto la napoletanità, per il semplice motivo che cerco sempre di puntare a un pubblico più vasto, senza nessuna assoluta discriminazione nei confronti del mio amatissimo e bellissimo popolo. Semplicemente non essendo cresciuto con determinati canoni napoletani, anche perché ho una famiglia che è un po’ italiana in toto – cioè ho nonna di Pordenone, papà che è calabrese, mia madre non è napoletana -, insomma sono a Napoli quasi per caso, non credo traspaia la napoletanità appieno. Però sicuramente c’è, perché poi comunque sono cresciuto qui. Ho 24 anni e sono da 24 anni qua“.

L’ultimo singolo “Come la luna” racconta di un’emozione che hai realmente provato?

Sì, tornando al discorso di prima, sempre per quanto riguarda la realtà, io non scrivo mai, non riesco proprio, mi riesce difficile scrivere cose che non provo o di situazioni che non vivo. Quindi, assolutamente, sì, e in realtà la magia della cosa è proprio quella. Io ho scritto questo brano molto tempo fa, all’incirca un annetto fa. Ho deciso di farlo uscire adesso perché ho riprovato la stessa sensazione con una persona diversa. Sai quando scrivi magari una cosa due, tre anni prima, poi la dimentichi un po’ la sensazione. A me è capitato di riprovarla. Quando dovevamo scegliere il singolo da far uscire, abbiamo pensato fosse idonea questa perché avevo raccontato ai ragazzi di questa situazione e mi hanno detto ‘hai scritto questa cosa, pare che l’hai già vissuta’, ed effettivamente sì, l’ho provata più volte quindi“.

È dedicato ad una tua ex fidanzata?

No, non si parla di fidanzata, si parla di una persona che ho conosciuto. Non serve per forza, secondo il mio modesto parere, per scrivere d’amore passare una relazione tribolata o anche semplicemente una relazione di due anni, un anno, sei mesi. Bastano anche tre giorni a parlare con una persona che ti fa qualcosa dentro insomma. Le sensazioni e le emozioni sono passeggere e sono anche molto casuali nella vita, secondo me. Quindi automaticamente puoi passare tre anni con una persona e non vivere le sensazioni che vivi in un minuto con un’altra. Non è per niente dedicata alla mia ex, è dedicata semplicemente a una situazione, a una persona“.

Quindi adesso sei single?

Sì, sono single purtroppo e per fortuna, oneri e onori! Mi sono tolto dei problemi e ne ho aggiunti altri“.

Questa sensazione di “Come la luna” come ti fa stare?

“È difficile da spiegare ma cerco di dirlo in due, tre parole, cerco di essere quanto più completo possibile ma non sarà proprio chiaro. È complicato perché io, una volta che le canzoni escono, sono sempre dell’idea che le emozioni sono di tutti, nel senso che diventano di tutti. Quando scrivo è una sensazione mia, un’emozione mia, e rimane mia, e sono anche molto geloso della cosa che ho scritto. Nel momento in cui esce, è come se me la fossi tolta di dosso, quindi allo stato attuale delle cose il pezzo non mi fa praticamente niente, nulla proprio, sono atarassico nei confronti del pezzo. Invece prima dell’uscita ero completamente ‘imparanoiato’ su come potesse essere presa e su che impatto avesse sulle persone in generale. Poi alla fine lo dico sempre, per quanto mi capita di scriverne, scrivere d’amore è molto semplice rispetto ad un altro tipo di scrittura. Ha le sue parti difficili, ha la sua complessità però è molto più semplice, perché l’amore e, in realtà, l’odio, proprio il sentimento in generale, è una cosa che provano tutti in maniera diversa. Sapere che una sensazione mia, per quanto è bella, viene accomunata a qualcun altro, diventa appunto di qualcun altro, mi fa pensare che poi non è così speciale quello che provo io e quindi lo abbandono un po’ agli altri“.

Quindi non in una funzione catartica?

No, ma perché diventa di dominio pubblico“.

Dal lockdown nazionale ad oggi hai pubblicato cinque singoli – oltre a “Come la luna”, anche “Marigliano” (di cui abbiamo accennato prima), “Scomparirò”, “Su quelle scale”, “Chillin” -. Come proseguirà il tuo progetto discografico?

Abbiamo in programma un altro paio di singoli e in progetto un probabile featuring alquanto carino, ma non facciamo nessun tipo di promessa. Andiamo avanti per la nostra strada. Tra un mese e mezzo, due uscirà qualche altra cosa perché abbiamo tanto materiale, lo stiamo accumulando per capire qual è la direzione giusta o, meglio, qual è la direzione giusta per noi, perché non abbiamo nessuna logica di mercato da rispettare“.

Tutto questo prima di Natale o a gennaio?

Non lo so, perché dipende tanto dalla situazione del mondo come si sblocca. Ho deciso che sarebbe meglio muoversi non in lockdown, voglio capire come si muove il tutto e poi muovermi di conseguenza“.

Tra i tuoi video passati mi ha colpito molto quello di “La metà di un minuto”.

Ero a Sessa Aurunca, vicino a Mondragone. Tutti gli abitanti erano in piazza quella sera, era l’apertura a Clemente con cui ho lavorato per tre anni con l’etichetta Tritolo. Mi faceva fare le aperture. Era la prima volta che cantavo quel brano live in vita mia sul palco. La gente era coinvolta al punto che, anche se era un inedito, al secondo ritornello già lo cantava. È stato stupendo. Mi sono emozionato“.

Ho notato il riferimento a Magritte in un tuo video…

Sì, quando sono stato in Belgio, al museo dedicato a Magritte. Sono stato a Bruxelles per una situazione realmente di una relazione. Me ne ero andato via dall’Italia perché non me la sentivo più di stare qui. Sono andato 5 mesi in Belgio a vivere e mi sono visto Bruxelles per bene, il Belgio in generale, sono stato anche a Bruges“.

Tanta arte nella tua vita… che posto occupa la musica?

Non c’è da discutere, sicuramente il posto centrale e principale. Non ho lasciato spazio a nessuna distrazione nell’ultimo anno e mezzo, e non faccio altro che pensare alla musica, sono quasi laureato al Conservatorio in tecnico del suono. Non faccio altro che scrivere canzoni, che produrre insieme ai ragazzi che producono con me. Sono iper concentrato perché ho capito che o lo faccio al 100% oppure è inutile provarci. La musica è come una donna, chiede tutte le attenzioni che servono, quindi devi dargliele senza se e senza ma. Non esiste nessuno che ce l’ha fatta senza dare il 100%“.

Consoci bene anche qualche strumento musicale?

No, non suono nulla. Dico sempre che io canto perché ero troppo pigro per suonare. Ho provato a suonare tremila cose nella vita, pure l’oboe, e mi sono sempre scocciato alla terza, quarta lezione. Purtroppo quando sei ragazzino a volte hai anche meno applicazione, meno concentrazione sotto certi punti di vista e forse non mi appassionava neanche troppo suonare. Il canto mi ha un po’ parato il culo nella vita perché volevo far parte dell’ambiente musicale e volevo esprimermi in qualche modo, far sentire la mia voce anche attraverso qualche strumento, volevo esprimermi e poi alla fine sono finito per usare veramente la voce“.

Tu scrivi d’amore, di denuncia… I testi ti sgorgano spontanei?

Dipende da molte cose, l’ispirazione principale è in un istante, un secondo, e non parte mai con delle preclusioni a livello di tematica. Non mi metto nessun paletto quando scrivo, quindi potrei cominciare che parto parlando di una cosa e in realtà poi quel discorso lo tramuto in altro, quindi sono molto a flusso di coscienza. Mi capita spesso anche di farlo meccanicamente, proprio per allenarmi. Ovviamente poi escono cose anche brutte e me le tengo per me, ma capita anche che allenandomi riesca a scrivere qualcosa di effettivamente figo perché poi per quanto ci sia la favola del cantautore, dello scrittore, è anche molto meccanica la scrittura, a mio avviso. Ovviamente deve esserci in primis la componente emozionale e deve essere spiattellata in tutti i pezzi, però è molto meccanica, c’è molto allenamento dietro se vuoi scrivere bene. Io ho sicuramente migliorato la mia scrittura negli anni, non perché una volta al mese mi veniva l’idea di scrivere e l’ispirazione e stavo tutto preso, ma perché mi sono messo con la testa e col pensiero“.

Di “Marigliano” mi piace il video: siete tanti e sembrate tutti affratellati…

Sì, siamo molto famiglia come squadra. La cosa bella di ‘Marigliano’ è stata proprio quella che è stata creata da zero in questa casa a Roma, a Settebagni, a Roma Nord. Ci siamo messi lì, abbiamo fatto la produzione, io ho scritto la canzone, l’abbiamo registrata e poi la siamo andata a mixare. La cosa bella di questa squadra è che pensiamo che per far sì che il progetto sia vincente non ci debba essere nessuna logica e nessuna regola sotto il punto di vista del rapporto. Siamo prima di tutto amici e con piacere facciamo le cose. Non cambierei una virgola del mio progetto. Siamo in dieci di noi. Siamo tutti super convinti del progetto. In un anno siamo entrati in una rara sintonia. Tutti dicono che ‘Marigliano’ è speciale anche per questo, che è bello vedere questa fratellanza all’interno del video ed è così non c’è minimamente finzione“.

C’è una canzone che hai fatto a cui sei più legato?

Le odio tutte – sempre in un rapporto odio/amore -, quelle che odio di meno forse sono ‘Scomparirò’ e ‘Chillin’ perché sono l’unione esatta di quello che intendo per tecnica ed emozione“.

A me piace molto il video di “Scomparirò”, con quella finestra dagli scuri aperti…

Il videomaker è un mezzo genietto, con due patate ti fa un pollo arrosto“.

Il tuo motto?

Non ce l’ho perché cambierebbe ogni giorno. Però sicuramente concentrazione è la parola d’ordine!

Il tuo sogno nel cassetto?

Non è diventare una popstar. Il mio sogno nel cassetto è avere chi mi ascolta, io li ho già ma in larga scala intendo. Vorrei tanto segnare e far segnare il mio nome, non dico nella storia perché risulterei molto ambizioso e non lo sono, ma voglio che il mio nome rimanga“.

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