Renato Torre: Voglio essere come John Mayer!
Ci risponde al telefono con una voce solare Renato Torre mentre è a Mendrisio (in Canton Ticino) a girare un videoclip. Dopo “Siamo vicini” hai forse in uscita un altro singolo? “In realtà previsti nei prossimi tempi sono altri cinque singoli che fanno parte di un ep, e ‘Siamo vicini’ è il precursore di tutti questi singoli qui. Però adesso sto facendo il videoclip per una versione acustica di ‘Siamo vicini’“. Si descrive “giovane, determinato e concentrato“, ma io aggiungerei allegro, per la vivacità e la schiettezza che trasmette anche a distanza, e paziente ed empatico al tempo stesso, per un’interruzione imprevista che non ha ostacolato lo scorrere piacevole dell’intervista.
Renato, come sintetizzeresti i tuoi primi vent’anni?
“Ho fatto tanta musica, ho studiato tanto, ho affrontato tanti generi di musica diversi, partendo da quella classica sono arrivato a quella pop, ho conosciuto un po’ il neo soul con la chitarra… Poi ho iniziato col canto lirico, una grande impronta che mi ha formato nel modo tecnicamente più giusto possibile così da non rovinarmi la voce per poi fare il pop“.
Come ti sei avvicinato al violino?
“Ero piccolissimo, avevo quattro anni, mi ero trasferito appena a Lugano (è nato a Milano, ndr) e passando di fianco ad un negozio di strumenti di musica io mi affacciai a guardarci dentro e vidi il violino: rimasi innamorato e così i miei genitori la stessa sera mi fecero trovare un violino come regalo. Da lì cominciai a suonare, a prendere lezioni e a fare anche degli esami in conservatorio“.
Invece l’incontro col mondo lirico?
“Ho iniziato le lezioni di canto alla scuola di musica (Music Institute, ndr) che ha aperto mia madre (che ne è la direttrice, ndr), in realtà un po’ l’ha aperta per me, e avevo questa insegnante di canto che veniva dalla Scala di Milano e quindi mi ha dato questa grande impostazione lirica per cantare nel modo corretto, far passare il suono nel punto giusto per non stancarsi, per non rovinare la voce e per cantare tecnicamente bene“.
Che registro vocale hai?
“Io sono tenore, quindi ho un’estensione abbastanza ampia sulle corde alte“.
C’è un’aria che cantando hai amato di più?
“In realtà di opere liriche non ne ho studiate tantissime per il fatto che già avevo un’idea pop. Però la cosa particolare del mio percorso è che ho fatto un sacco d’impostazione lirica, però l’ho affibbiata ad un repertorio più pop, quindi mi sono adeguato a quelli che erano i canoni pop con una tecnica impeccabile, per il fatto che la tecnica lirica è la tecnica per eccellenza del canto che sia moderno o sia classico comunque il canto lirico, l’impostazione lirica ti dà veramente una mano poi per cantare canzoni anche come ‘Siamo vicini’“.
Quando hai cominciato a scrivere canzoni?
“Come ti dicevo, a tredici anni ho iniziato anche a studiare chitarra e a continuare lo studio del violino, poi con la mia preparazione di solfeggio, ho potuto cominciare ad arrangiare dei miei pezzi. Io ho iniziato a 16 anni a scrivere i miei primi pezzi, mi sono costruito un piccolo studio di registrazione a casa mia e da lì sono partito ad arrangiare, a fare esperienza su produzioni completamente mie dalla A alla Z“.
A proposito di esperienze, tu hai partecipato ad Area Sanremo e X Factor…
“In realtà ho partecipato anche ad un altro concorso che ho vinto qui in Svizzera, ‘La mia banda suona il folk’, molto seguito, l’unico concorso canoro della televisione svizzera (RSI, ndr) e l’avevo vinto con questo grande artista Claudio Taddei (popolare cantautore ticinese-uruguayano, ndr) che purtroppo è venuto a mancare l’anno scorso (9 agosto 2019, ndr), che mi ha fatto iniziare un percorso davvero bello, mi ha fatto entrare nelle televisioni e nelle radio svizzere così per poi sbarcare a ‘X Factor’“.
Di Claudio Taddei che ricordo hai?
“Era una grandissima persona, aveva sempre il sorriso ed è stato davvero un duro colpo sapere della sua scomparsa per il fatto che abbiamo condiviso una delle cose che secondo me è la più bella di questo mondo, la musica. Abbiamo cantato sullo stesso palco e ci siamo davvero scambiati tante emozioni, quindi è stato qualcosa di veramente importante per me, anche a livello personale, più che come artista e quindi sono cresciuto tanto con lui“.
“Area Sanremo” e “X Factor” sono esperienze che rifaresti?
“No, io non ripeto mai, sono un po’ come Paganini (ride, ndr). Diciamo che ‘X Factor’ è stata una ‘figata’ perché ero già più pronto rispetto a ‘Area Sanremo’, è stato veramente un passo grandissimo in avanti più che altro per la mia istruzione riguardo all’ambiente musicale. Ho imparato tanto cosa vuol dire un talent grande quanto ‘X Factor’, che non è assolutamente una cosa scontata e vedersi in televisione, vedersi su Sky, perché su Sky non c’ero mai stato, è stato chiaramente un bell’insegnamento“.
Secondo te la musica in tv arriva o per questo sono meglio i social?
“Secondo me, meglio live la musica, sempre! Poi tante volte una persona esce anche meglio in televisione, io non lo so nel mio caso. Tante gente dice: ‘cavolo esci benissimo in televisione’. E poi invece quando mi sentono live mi dicono: ‘cavolo arriva proprio tantissimo quello che vuoi esprimere, la tua musica’. Quindi non saprei, i social aiutano, però sono un po’ dispersivi. La televisione invece è davvero il tuo momento, cioè il momento in cui vai sul palco in televisione come per esempio a ‘X Factor’ l’attenzione ricade su di te. Però c’è anche da dire che d’altra parte la televisione può oscurare una parte di te importante, quella della tua persona in realtà, del tuo personaggio ed è molto pericoloso tante volte perché ti possono applicare dei tagli che esci fuori tu come persona in un modo diverso“.
Sei appassionato di qualche artista in particolare?
“Io ne ho avuti diversi di idoli, tanti cantanti che mi sono piaciuti, ma adesso seguo tantissimo John Mayer che è un chitarrista formidabile, per me un dio alla chitarra, e poi anche come persona, presenza lui, personaggio, è fortissimo, ricavo davvero un sacco di energia dalle sue performance. Purtroppo non sono ancora riuscito a vederlo dal vivo, però su youtube lo seguo tantissimo e mi istruisce tanto vederlo esibirsi, perché è proprio bravo, è capace, sa tenere il pubblico nel modo giusto ed è quello a cui vorrei aspirare io, ma piano piano sto imparando“.
“Siamo vicini”, il tuo ultimo singolo, nasce durante il lockdown, l’hai dedicato ad una persona in particolare?
“No, in realtà no. ‘Siamo vicini’, come tanti altri pezzi, sono un insieme di emozioni, un insieme di esperienze vissute che arrivano a coesistere in un’unica canzone e quindi si crea un brano coerente così com’è nato nella mia testa, però non è dedicato precisamente a qualcuno. Infatti ‘Siamo vicini’ è una storia chiaramente d’amore di due giovani ragazzi che però muta, visto che c’è una cornice un po’ più scura, un po’ più cupa della pandemia insomma, e quindi è di questo insomma che si parla“.
Giri in acustica il videoclip di questo brano e poi ci saranno altri cinque singoli che approderanno in un ep: quali sono i tempi?
“Il videoclip uscirà la settimana prossima, per i singoli immagino che tra due mesi uscirà il prossimo brano, e così con un intervallo di due, tre mesi tutti gli altri ad uno ad uno“.
L’ep uscirà per l’estate?
“Assolutamente, ho anche dei pezzi estivi“.
Quando componi c’è qualcosa di particolare che contrassegna sempre questo momento, quasi un rito propiziatorio o per trovare la concentrazione?
“No, in realtà nessun rito perché la scrittura parte veramente da un momento che tu non puoi gestire, non puoi riconoscere perché è molto impulsiva, come dicevo prima, tante volte ti prende proprio anche, non lo so, che stai tornando a casa in macchina e devi assolutamente registrare la melodia che hai in testa“.
Mi fai dono di un tuo motto.
“Studia perché ti tornerà sempre utile“.