Blue Virus: speaker e dj in modulazione di frequenza

Cos’è la cosa al mondo che ti dà più carica ed energia? “I dischi di Eminem. Può essere una risposta magari un po’ banale, ma è la cosa più sincera che mi viene da dire perché magari mi ascolto oggi un disco che ha vent’anni ma mi fa scattare subito un qualcosa, mi accende, mi fa venire i brividi. Non concepisco ci sia un essere umano così bravo, così forte a far musica. Io in fondo ho cominciato grazie a lui“. È Blue Virus, il rapper che è appena uscito con l’album “Radio Modem: un mixtape di Blue Virus” dove si diverte a fare il dj in modulazione di frequenza.

Blue Virus, hai mai lavorato come speaker in radio?

No, però penso di avere un futuro probabilmente, perché ci sono un paio di interventi nel progetto nuovo dove ci sono io che parlo e mi hanno detto che sembro molto credibile. Quindi magari, perché no, in futuro…

Ti hanno mai proposto un programma?

No, mai successo, però mai dire mai. Mi ha divertito molto farlo e le cose che ho detto erano anche improvvisate, quindi mi è venuta super freestyle come cosa“.

Questo progetto “Radio Modem” come nasce e perché “Modem”?

Il progetto nasce dall’esigenza di voltare pagina dopo un disco ufficiale, ‘Moebius’. Io ho sempre alternato in questi ultimi anni un disco ufficiale al mixtape. Per il disco ufficiale mi concentro più sul concept album, una serie di brani che abbiano un filone; invece per il mixtape mi sfogo più su quello che non posso dire o fare nel disco. Quindi vuol dire chiamare gente nuova o amici, fare festa: è un po’ fare una grande festa lavorare ai mixtape. Sentivo l’esigenza di farlo ed è stato più che naturale. Già lo avevo fatto in passato ed è scattato in automatico.

La dicitura ‘Modem’ è venuta fuori perché mi serviva un topic, una parola breve, diretta, d’impatto che andasse a far capire il concept nella sua completezza. Quindi, comunque sia, ‘Modem’ perché la musica oggi è ascoltata da tutti su Internet, è tutto quanto su Internet, molti dischi non vengono più venduti se non sui digital store, quindi uso questa parola per associare il concetto del progetto intero che ha appunto il discorso della radio. Tutte le tracce sono collegate come se fossero introdotte da degli speaker radiofonici in una stazione fm reale, che è poi la mia che mi sono creata apposta“.

Fai ascoltare 20 tracce, c’è la tua canzone preferita?

Sì, la traccia d’apertura, ‘CLD’, perché è la seconda parte di un pezzo che avevo fatto nel mixtape precedente che si chiamava ‘Come loro’, quindi ‘CLD’ sarebbe ‘Come loro due’: l’ho voluta criptare un po’ apposta per non spoilerarla prima dell’ascolto. Quella traccia nell’altro mixtape era passata un po’ in sordina, era in mezzo alla tracklist, era un interludio, non è stata considerata quanto avrei voluto. Io ci tenevo particolarmente, quindi ho detto la riprendo in mano, la aggiorno e la faccio diventare un vero pezzo, perché quella nell’altro mixtape durava meno di 2 minuti, questa l’ho fatta secca di 3 minuti e mezzo proprio per dire: è una canzone vera e propria. Soprattutto l’ho messa in cima alla tracklist perché volevo un po’ spiazzare, come prima traccia questa cosa super strana, ambient, triste“.

Alterni brani più intimi a quelli più da urlo: qual è la tua vera anima?

In realtà entrambe le situazioni mi appartengono nel senso che ho estratto volutamente un singolo come ‘Scemo’ dove reppo e basta e poi un singolo capovolgente a livello di sonorità come ‘Queste cartoline’ per far capire che io sono entrambe le robe, ma come me tantissima gente. Chiunque si alza al mattino e può essere allegro, spensierato e star bene con gli amici; e poi altre volte capita di alzarsi ed essere preso male dalla vita perché magari succede qualcosa di triste che indubbiamente ti fa cambiare lo stato di umore che stai vivendo in quel momento. Io sono un po’ entrambe le cose. Sto nel mezzo, dipende dal corso degli eventi, ma sono entrambe le cose“.

Le collaborazioni di questo disco – Solo Ap, Mostro, Frankie Flow, Yota Damore, Nick Sick, Eddy Veerus, Fractae, Omega Storie, Paska, Blnkay, Safe – sono tutte ponderate o nate anche in maniera istintiva, per amicizia?

Intanto ci tengo a precisare che ci sarebbe potuta essere anche più gente, ma qualcuno non è riuscito a entrare per motivi di tempo o sbattimenti personali ma ho chiamato gli amici di sempre, gente con cui ho collaborato negli anni, vecchie glorie, gente con cui ho collaborato dieci anni fa e l’ho richiamata, oppure gente che avrei sempre voluto chiamare nei progetti. Quindi c’è un po’ tutto, ma tutto è veramente nato in maniera super naturale sentendo magari la necessità mia di voler fare il pezzo con tizio o magari sentendo il beat e dicendo questo qua ce lo sento bene qua sopra: nulla al tavolino, tutto mega istintivo e sono contento, è andato tutto come speravo. Peccato per la gente che non è riuscita ad entrare nel progetto ma non mancherà occasione in futuro“.

La questione tempo…, o anche il Covid-19 ha influito?

Un po’ entrambe le cose. Tempo, nel senso che io il progetto l’ho cominciato prima che scattasse la quarantena e quant’altro. Poi durante il lockdown c’è stata la spinta sui testi e sui brani. Brutto da dire, ma il restare a casa ha giocato a mio favore. Sono riuscito a inserire quasi tutte le persone che avrei voluto inserire, chi non è riuscito a entrare è stato per motivi di praticità, magari non avevano lo studio in casa, non potevano uscire e quindi andare a registrare, oppure il periodo non era quello giusto, non erano ispirati. Sono tanti i fattori, però in maniera super pacifica è andato quasi tutto per il verso giusto“.

Chiamarti Blue Virus è una scelta che continua a rispecchiarti come artista?

No, assolutamente no, perché quello è un nome che mi sono preso, affibbiato, inventato, tipo quindici anni fa, solo che era troppo tardi per cambiarlo, quindi me lo sono tenuto. Avrei potuto cambiarlo mille volte ma magari soltanto gli amici, o conoscenti, etc., già mi chiamavano, ‘conoscevano’ così, quindi stare a pensare, a ‘scervellarmi’ per trovare un altro nome diciamo che il gioco non valeva la candela. Poi, sembra una ‘cazzata’ ma scegliersi un nome è impegnativo perché poi quella roba lì te la tieni e quindi mi sono tenuto quello che avevo da pischello. Ci sono affezionato per fattori di tempistica, perché ce l’ho dall’inizio del Liceo. Se devo dirti che mi rispecchi, no. Anche perché ha un significato banale, super terra terra. Ricordo questa cosa in maniera ingenua, con un sorriso, ma morta lì, diciamo“.

Le ultime parole di Radio Modem sono: “Ricordati Blue Virus ciò che ami esiste”. Cos’è? A cosa ti riferisci?

Sto facendo una cifra di interviste in questi giorni, sei la prima persona che mi fa notare questa roba. Il tipo che fa questo skit alla fine dell’ultimo pezzo è il vero attore che faceva Tonio Cartonio (Danilo Bertazzi, ndr) della ‘Melevisione’, un programma per bambini degli anni Novanta, primi Duemila su Rai3, famosissimo, che era girato tutto a Torino, quindi è una roba molto mia (Blue Virus è di Torino, ndr), molto cittadina. C’era questo tizio, il protagonista che si chiamava Tonio Cartonio che nell’ultima apparizione dell’ultima puntata di questa trasmissione, nell’ultima frase, dice tipo: ‘Sarà un mondo di fiabe, di favole, ma ciò che ami esiste’. Sono in contatto con l’attore che lo faceva e gli ho chiesto la gentilezza di fare questa cosa qui. È un po’ un richiamo, una citazione a quel mondo là. Mi piaceva che una frase così profonda, così bella, semplice, diretta, fosse messa all’interno di un programma per bambini. Mi ha sempre commosso. È un po’ un tributo. Può avere più significati, un po’ a discrezione di chi ascolta il brano. Era più una roba simbolica la mia“.

Aggiunge tanta poesia…

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