Villaggio nuragico Lu Brandali: un’immersione nella natura e nell’archeologia

È stato scoperto alla fine degli anni Sessanta da un giovane laureando di nome Michele Careddu: è il sito archeologico Lu Brandali in Santa Teresa di Gallura, curato dalla cooperativa CoolTour Gallura che dal 2012 si dedica con passione alla salvaguardia di questo villaggio nuragico. Il nuraghe del luogo è ancora da riportare alla luce, è nascosto da vegetazione e terra, abbarbicato su di un roccione ai cui piedi si possono già visitare una tomba di giganti (si trattava di sepolcri collettivi, non di “giganti”, gli uomini erano alti ca. 1,70 cm e le donne 1,60 cm), una torre e 7 capanne delle 35 di cui si compone il villaggio dove si lavoravano manufatti in terracotta e si macinava il grano, oltre allo svolgersi di tutte le attività quotidiane, come la cottura e la consumazione di cibo. Il sito archeologico risale a 3000 anni fa. Il nome “Lu Brandali” in dialetto gallurese ottocentesco ha due significati: il primo è tripode o treppiede, il secondo identifica qualcosa dalla forma triangolare. Gli scavi sono stati effettuati in più riprese: tra il 1981 e il 1982 ha riguardato la sola tomba dei giganti (si conserva solo la base a causa della “legge delle chiudende” che, alla metà del XIX secolo, causò lo smantellamento di molti siti nuragici per erigere le recinzioni dei terreni), poi sono seguiti quello tra il 1999 e il 2001 e quello tra il 2013 e il 2016. All’interno del sito archeologico è possibile visitare un museo che è una sorta di centro studi, dove si viene immersi – anche con visori 3D – nella civiltà nuragica. Tra le evidenze archeologiche all’aperto, una rigogliosa macchia mediterranea con mirto, ginepro, stracciabraghe e un olivastro secolare regalano al turista e allo studioso la possibilità di inebriarsi di profumi unici e di ripararsi dai raggi del sole nelle ore più calde. Visitare il sito archeologico Lu Brandali è, dunque, un tuffo nella natura, nell’archeologia e nella bellezza.

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