“Di là dal fiume e tra gli alberi”, quando Venezia rispecchia il sentire di un uomo

Un canto d’amore, di vita e di morte”, così la regista spagnola Paula Ortiz suggella il suo film “Di là dal fiume e tra gli alberi”, tratto da uno degli ultimi romanzi di Ernest Hemingway, la cui trasposizione cinematografica per lei è stata “un privilegio, come donna del XXI secolo”. La storia è ambientata nel secondo dopoguerra e racconta del Colonnello dell’esercito americano Richard Cantwell, un eroe di guerra tormentato dagli spettri del fronte, che affronta la notizia della sua malattia terminale recandosi nel fine settimana a Venezia per rivivere luoghi da lui tanto amati e dove un incontro inaspettato gli regalerà nuove, profonde emozioni. Il racconto trova i temi della bellezza e del crepuscolo rispecchianti in una laguna che come scriveva nell’Ottocento lo scrittore e critico d’arte John Ruskin in “Le pietre di Venezia” è “debole”, vulnerabile ed ogni sua onda “risuona come un rintocco funebre”. Il film, al cinema già dal 3 luglio distribuito da Pfa Films in collaborazione con L’Altro film, giova nel cast di attori che, lavorando per sottrazione, regalano sensazioni intense, a partire dai protagonisti Liev Schreiber, che interpreta il Colonnello Richard Cantwell, e Matilda De Angelis, che veste i panni di Renata Contarini. Bravissime e perfette sono anche Laura Morante (Contessa Isabella Contarini) e Sabrina Impacciatore (Agostina). Girato interamente a Venezia e nel Veneto, “Di là dal fiume e tra gli alberi” (durata 110’) è stato prodotto da Tribune Picture e mostra un uomo i cui sentimenti si sposano col fascino malinconico di Venezia.

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