Simona e Ricky Tognazzi raccontano la storia di Francesca Morvillo e Giovanni Falcone restituendo lo sguardo di lei

Tanta complicità, gli stessi valori e la medesima volontà di cambiare il mondo, andando avanti nonostante tutto per una causa più grande di loro: è il ritratto intimo che Simona Izzo e Ricky Tognazzi restituiscono di Francesca Morvillo e Giovanni Falcone. Erano entrambi magistrati: lei è stata una delle prime donne di Legge ad occuparsi di minori, ma anche la prima donna consigliere della Corte d’Appello di Palermo; lui il magistrato impegnato nella lotta alla mafia. Le loro vite sono state stroncate a Capaci il 23 maggio 1992 da un ordigno così potente da divellere un tratto dell’autostrada; da allora lei è stata “ingabbiata”, termine utilizzato da Tognazzi in conferenza stampa a Roma, nel ruolo di moglie di Falcone. Il 15 maggio al cinema arriva “Francesca e Giovanni” che sposta il punto di vista della storia su Francesca Morvillo, nata in una famiglia di magistrati e magistrato lei stessa, indossando in tribunale la toga del padre morto a 46 anni, la stessa età che ha lei quando muore per la scelta di essere sempre accanto all’uomo che amava. La famiglia di lei, rivelano i registi, “non solo ha visto il film, ma lo ha vissuto insieme a loro”. Ad aprire le porte di casa Morvillo è stato suo fratello Alfredo, anche lui giudice (ora in pensione si dedica a conservare la memoria dell’amata sorella, raccontando la sua storia nelle scuole), con sua moglie Anna e la madre Lina (che ora non c’è più). Particolari inediti ed intimi della loro vita, come il fatto che Francesca tagliava i capelli a Giovanni, escono puri e belli da una sceneggiatura che si è presa delle licenze drammaturgiche, ma non quelle che più spiazzano lo spettatore ignaro che casomai potrebbe immaginare che gli autori del film abbiano voluto calcare la mano su passaggi che potevano essere al servizio della storia, come la lettura dei Tarocchi da parte di una donna di Legge a Francesca che è un fatto davvero accaduto, o su momenti emotivamente coinvolgenti. Ad esempio, vera è la ferita a forma di croce sulla fronte di Falcone che si vede dopo lo scoppio dell’ordigno a Capaci, che viene riportata così come l’equipe medica, che lo ha cercato di rianimare in ospedale quel triste 23 maggio e presente nel giorno delle riprese di quella scena, lo ha raccontato; ed anche reale è il “dov’è Giovanni?”, la richiesta insistente di Francesca Morvillo sulla barella in quelle ore drammatiche, che chi ha seguito le cronache del tempo ricorda. Quella pagina di storia del 1992, che ha segnato la vita di tutti gli italiani – molti giovani di allora maturarono la volontà di intraprendere la carriera di magistrato proprio a seguito degli attentati di quell’anno che a luglio strapparono la vita anche a Paolo Borsellino -, torna in questa pellicola con delicatezza e rispetto, mostrando la bellezza di un amore e la grandezza di una donna riservata. La macchina da presa segue lei, sempre, l’unica scena senza di lei vede Falcone e Alfredo Morvillo parlare di lei. Non era facile entrare con tanta sensibilità nel privato di questa donna coraggiosa. “È grazie alla famiglia Morvillo se siamo riusciti a far germogliare dei dialoghi prendendocene la responsabilità”, afferma Simona Izzo, sottolineando: “I familiari sono vittime quanto le vittime stesse, il passato non si cancella mai”. Ricky Tognazzi rivela che il titolo all’inizio era “Lo sguardo di Francesca”, poi anche solo “Francesca”. È lei in primo piano, è lei restituita alla sua verità, alla sua forza, alla sua tenacia di magistrato e di donna innamorata. Spiace ricordare che in morte il suo corpo sia stato separato da quello di Giovanni, sepolto nella Chiesa di San Domenico di Palermo, Pantheon di molti uomini illustri siciliani. A Francesca, unitamente agli agenti di scorta vittime dell’attentato di Capaci, è stata dedicata solo una targa. Le spoglie di lei sono rimaste nella tomba di famiglia del cimitero di Rotoli. Toccanti sono le parole “Abbiamo fatto tutto, anche essere felici” che la poetessa siciliana Cetta Brancato, nel suo “Canto per Francesca”, ha dedicato ai coniugi Falcone e che Simona Izzo e Ricky Tognazzi menzionano quale “struggente essenza della loro vita”. Nei titoli di coda si avverte il pubblico di qualche cronologia cambiata a fini drammaturgici. Chi ricorda l’articolo di Enzo Biagi sul Corriere della Sera uscito all’indomani della strage su come Cosa Nostra colpisce chi viene lasciato da solo dalle Istituzioni, come è accaduto a Falcone, ricorderà il passaggio sulle nozze, avvenuto a mezzanotte come fossero “ladri”, mentre qui il 9 maggio 1986 si vedono felici alla luce del sole mentre pronunciano il loro “sì” davanti al sindaco di allora Leoluca Orlando. Seppure tra “un miliardo di difficoltà”, come evidenzia il produttore Andrea Maffini, Simona Izzo e Ricky Tognazzi sono riusciti a realizzare un film intenso, pregno di emozioni, con pochissime immagini di repertorio – in una si vede quando Maurizio Costanzo brucia in tv la maglietta con scritto “Mafia made in Italy” – e con una fotografia meravigliosa che restituisce l’atmosfera di quegli anni, “una fotografia d’epoca, ma scintillante di Marco Pieroni”, sottolinea Simona Izzo, cineasta che per soggetto e sceneggiatura si firma col cognome “Izzo”, accanto ai nomi di Felice Cavallaro e Domitilla Shaula Di Pietro, ma che alla regia è solo “Simona”, meglio “Simona e Ricky Tognazzi”, ricalcando quasi una scelta d’amore come quella di “Francesca e Giovanni”, visto che non è la prima volta di un film in cui lavorano a quattro mani per la regia (ricordiamo ad esempio “Io no”, dove compare il cognome Izzo). Al tempo stesso non è la prima volta che Ricky Tognazzi si trova di fronte a questa storia, ma l’accento allora era tutto su Falcone (“I giudici” del 1999). Restando in questa nota familiare, bravissima, perfetta, è la nipote di Simona Izzo, Alice Venditti, nel ruolo di un’educatrice del carcere minorile Malaspina di Palermo; come bravissimi, del resto, sono tutti gli attori del film. Autentici nei loro sguardi sono, in particolare, i protagonisti. “Abbiamo scelto, nel ruolo di Francesca, Ester Pantano e in quello di Giovanni, Primo Reggiani, due giovani attori che hanno l’età dei nostri protagonisti al loro primo incontro e che hanno poi saputo interpretare con grande maestria anche la loro maturità – dichiarano i registi, aggiungendo –. Quando si sono incontrati, Francesca aveva solo trentaquattro anni e Giovanni trentanove: hanno trascorso appena tredici anni di vita insieme”. Pantano e Reggiani hanno lavorato con passione e rispetto, restituendo con infinito tatto la levatura morale e la quotidianità dei rispettivi magistrati che interpretano. A loro si è accordato in modo ineccepibile tutto il cast: Anna Ferruzzo, che dà il volto a Lina Morvillo; Giovanni Arezzo nel ruolo di Alfredo Morvillo; Simona Taormina in quello di sua moglie Anna; due giovani attori, quasi al loro debutto, Leòn Muraca e Claudia Cusimano (che interpretano personaggi che rappresentano la summa dei casi trattati da Francesca Morvillo presso il Tribunale per i minorenni di Palermo); Alfio Sorbello nei panni di Paolo Borsellino; Claudio Crisafulli nel ruolo del primo marito di Francesca (che comprende il magnetismo e la condivisione degli ideali di Francesca e Giovanni, facendo un passo indietro senza alcun risentimento). Il film è riuscito in tutti le sue parti. Appropriate sono le musiche dei due giovani autori, Serena Menarini e Alessandro Branca; preciso il montaggio di Tiziana Bartolini; perfetti i costumi di Antonella Balsamo, il trucco di Mauro Fabbris e le acconciature di Mirella Conte che fanno rivivere quegli anni, quell’arco temporale dal 1979 al 1992 che ha visto lo svolgersi della storia tra Francesca e Giovanni in corrispondenza di quella dolorosa di tanti magistrati e uomini dello Stato, come Carlo Alberto dalla Chiesa, schierati in prima linea nella lotta contro Cosa Nostra. L’immagine della giovane moglie del prefetto di Palermo, Emanuela Setti Carraro, uccisa col marito nel 1982, dieci anni prima della strage di Capaci, in un passaggio del film si affianca a quella di Francesca Morvillo, perché entrambe vittime per il solo fatto di aver scelto di essere sempre accanto alla persona amata. Il film (durata 107’), prodotto da Orange Pictures e Adler Entertainment, avrà una prima a Roma il 15 maggio e una proiezione speciale il 23 maggio a Palermo. Diceva Falcone, “Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. “Francesca e Giovanni” porta con grazia sotto i riflettori la tensione morale della donna che Falcone ha tanto amato.

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