Quando un film si fa specchio delle distorsioni social

Vero o falso? Quello che ci si chiedeva vent’anni fa sui reality show, a partire dal “Grande fratello” ideato dall’autore tv John de Mol, oggi ce lo si domanda per i social: è realtà o costruzione artefatta ciò che mostrano? Sorrisi, spiagge incontaminate, flirt, dichiarazioni sorprendenti: tutto avviene sui social a ritmo di scroll (il movimento del pollice che scorre frenetico dal basso verso l’alto sullo schermo dei dispositivi touchscreen per recuperare le nuove notizie che appaiono in bacheca o nelle stories) e non importa se è reale, ciò che interessa è movimentare la chat, il chiacchiericcio, e più si è di tendenza, più si hanno followers e più l’ego di ciascuno si sente confortato, al centro dell’attenzione e realizzato. Peccato che la realtà spesso sia il vuoto cosmico di vite col paraocchi che vivono di selfie perdendo di vista se stessi. A cogliere tutte le sfumature dell’immersione nel telefonino, che ha investito tutti, anche le istituzioni religiose, è oggi un film attuale che trova in un paesino del sud la lente di ingrandimento ideale per mostrare gli effetti macroscopici dello spostamento della chiacchiera dalle panchine delle piazze di un tempo alle bacheche virtuali di profili social, che già nascono con la predisposizione al “filtro” che crea inganno. È un’operazione intelligente quella di Simona Bosco Ruggeri che con “Il paese dei jeans in agosto” (durata 93’) entra con acume sottile a rivelare la smania di apparire per essere che i più rincorrono a tutte le età. Con questa opera prima, di cui firma non solo la regia, ma anche il soggetto e la sceneggiatura, Simona Bosco Ruggeri osa mostrare la confusione umana generata dalla smania dei social in quei borghi dove la genuinità e la saggezza popolare, seppur sempre state sposate ai pettegolezzi, sembravano delle certezze acquisite, gli ultimi baluardi di un vivere sincero. Ora, invece, il vortice social sembra aver travolto e sconvolto anche lì la verace umanità. La cineasta ci fa entrare nella vita social di un ragazzo in cerca di successo con discutibili balletti che ad un certo punto vede nel fidanzamento con la reietta del paese la svolta per le vite di entrambi, l’importante, però, è postare e taggare tutto incessantemente, click dopo click, con annunci che giocano sempre al rialzo, perché la posta in gioco è alta: emanciparsi dalla famiglia e riscattarsi. La storia raccontata da “Il paese dei jeans in agosto” si snoda piacevole ed il dialetto (ben sottotitolato) rende musicale tutto il film che giova della bravura di Enzo Decaro, Nunzia Schiano, Rosalia Porcaro e Ninni Bruschetta, ma anche dei giovani Pasquale Risiti e Lina Siciliano che interpretano l’improbabile coppia di @IlCarlito e Luisa che al cinema meritano di avere tanti followers, per dirla a modo loro: hastag vieni al cinema e hastag stay tuned! Prodotto da Akita Film, Maremosso e Adler Entertainment (che lo distribuisce anche), “Il paese dei jeans in agosto” giova pure della bellezza di località della provincia di Salerno, quali Montesano sulla Marcellana, Atena Lucana, Sapri, Vibonati, Paestum e Trentinara, che aggiungono splendore all’incanto di tanta saggezza, sagacia e audacia nel guardare a questi nostri costumi così spropositatamente social. Simona Bosco Ruggeri è un nome su cui il cinema italiano può scommettere!

You May Also Like

Con “Un altro ferragosto” Paolo Virzì firma un altro capolavoro

“Te l’avevo detto”, un film tremendamente visionario

“Arf”, il racconto animato del candore che sfidò il dittatore

“Il punto di rugiada”, l’incanto di un film d’autore