“Acqua alle corde”: un film allegro, scanzonato e teatrale

Paolo Consorti mette a segno un altro film surreale, grottesco, divertente e intelligente che merita l’attenzione di pubblico e critica. Dopo aver convinto in “Anime borboniche” con una rievocazione storica alla Reggia di Caserta, il regista marchigiano torna al cinema dal 9 gennaio con “Acqua alle corde”, una commedia che s’incentra sulla preparazione di un musical in occasione della storica ricorrenza dei 500 anni dalla nascita di Papa Sisto V (Grottammare, 13 dicembre 1521 – Roma, 27 agosto 1590). Ispirata alla nota vicenda dell’obelisco di Piazza San Pietro trasferito nel 1586 dove lo ammiriamo oggi, percorrendo una distanza di 256 metri – una vera impresa per un monumento alto 25,50 metri e dal peso di trecentocinquanta tonnellate che in tanti, compreso Michelangelo Buonarroti, si rifiutarono di compiere temendo si rompesse nel tragitto e che riuscì, invece, al temerario architetto Domenico Fontana -, la commedia musicale che si vede allestire nel film ha la forza della voce trascinante di Elio, dell’impertinenza attoriale di Enzo Iachetti, della simpatia di Vito (al secolo Stefano Bicocchi), della presenza carismatica di Giobbe Covatta e del fascino di Natasha Stefanenko, in più avvalendosi del bravo attore ravennate Cristiano Caldironi e del magnetismo di Rebecca Liberati. Dopo i titoli di coda, il film resta impresso agli spettatori per il motivo “Da Montalto al Vaticano non c’è nessuno che gli dà una mano, Papa Sisto, Papa Sisto…” – come del resto tutto ciò che canta Elio (“Natale allo zenzero”, ad esempio, dal 2016 è la colonna sonora delle feste) -, per la spensierata allegria che sprigiona e per le riflessioni sulle velleità artistiche. “Acqua alle corde” sorprende per una regia molto teatrale che può contare sulla bravura dei suoi protagonisti e su un suo coro di memoria drammaturgica greca, rappresentato ora dalla vecchina impicciona del paese ora dai compaesani ficcanaso. I tormentoni che fanno da trait d’union tra le varie scene sono godibili e piacevoli. Ambientato nelle Marche, in particolare a Montalto, il film sa restituire il sapore delle cose genuine e di una comunità fatta di saggezza popolare e capricci, oltre a rappresentare le potenzialità di un cinema italiano valido che vive oltre le politiche delle major.

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