Andy Warhol, l’iconicità e l’intimità di un’anima pop

Tutto ciò che toccava diventava “icona”, l’oro di oggi, quasi un novello Mida. È Andy Warhol (6 agosto 1928 – 22 febbraio 1987), definito “The Pope of Pop” (“Il papa del pop”), che nel 1962 fondò la Factory, una sorta di fucina della creatività che metteva insieme artisti, scrittori, musicisti. La mostra “Flesh – Warhol & the cow” presso il nuovo spazio culturale ed espositivo della Vaccheria in Roma raccoglie 80 opere dell’artista statunitense. “Abbiamo voluto rievocare la sua factory in questo luogo che è la Vaccheria, che a Roma si propone come spazio non soltanto per l’esposizione, ma anche per la produzione cultuale e lo scambio internazionale di artisti e di idee. Non potevamo non cominciare dall’inventore della factory, quindi da Andy Warhol, in questo luogo che ha l’ambizione di poter diventare una factory per Roma e per tutti”, sottolinea Giuliano Gasparotti che, assieme a Francesco Mazzei, è il curatore di questa mostra le cui opere esposte fanno parte della Collezione Rosini Gutman, curata da Gianfranco Rosini. “Noi abbiamo pescato da questo grande patrimonio, che è una delle collezioni più grandi d’Italia. La cosa interessante è che c’è un po’ di tutto della produzione di Andy Warhol: dai pezzi più iconici a quelli più intimi, tipo la raccolta di 18 pezzi che fa parte del libro ‘Wild Raspberries’, che Andy Warhol realizzò a mano in collaborazione con Suzie Frankfurt e Julia Warhola alla fine degli anni Cinquanta e che ci racconta un Andy Warhol meno glamour, meno sbrillucicoso, ma più intimo da cui si intuiva già il grande genio”, puntualizza Francesco Mazzei. “La genialità di Andy Warhol – riprende Gasparotti – è il ritrarre la realtà, dal barattolo della Campbell al ritratto delle celebrities, e di riprodurla in serie in modo tale che potesse diventare un’immagine iconica. Non è un caso che anche chi oggi, nel 2022, non conosce chi è Andy Warhol, sa perfettamente riconoscere un’opera di quelle iconiche realizzate da Andy Warhol, come la Marylin, come la mucca e che, quindi, si sono radicate come immagini nella memoria collettiva. Andy Warhol è riuscito a superare sia il soggetto che era ritratto, cioè Marylin Monroe diventata la Marylin, sia la firma dell’autore, lo stesso Andy Warhol, e in questo la replicabilità è stata un’idea geniale”. Quali sono le cose di Andy Warhol da sapere prima di addentrarsi in questa mostra? “Anzitutto – risponde Mazzei –, che cos’è la pop art e il sapiente utilizzo del colore che Warhol conosceva magistralmente; dopodiché tutta quanta la produzione di prodotti, come poteva essere la Campbell soup piuttosto che Brillo e, soprattutto, le due mucche che rappresentano il luogo che ospitano la mostra, quindi, la Vaccheria e, quindi, tutta la serie di mucche che Warhol realizzò tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta”.

La mostra “Flesh – Warhol & the cow. Le opere di Andy Warhol alla Vaccheria” (in via Giovanni l’Eltore 35/37) sarà aperta al pubblico dal 9 settembre al 30 ottobre (dal martedì al venerdì dalle 9 alle 13, sabato e domenica dalle 15 alle 19; chiusura il lunedì) con ingresso gratuito.

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