Alessandro Carrieri, impegno sociale e linguaggio immaginifico

Il cinema per me è principalmente magia. A me piace che una persona quando guarda un film si renda conto che, anche se si tratta di realtà, è calato in una dimensione fantastica e inarrivabile. I film che non riescono a darti questa sensazione non mi piacciono tantissimo. Anche sul fronte degli attori, mi piace che siano considerati dei divi irraggiungibili, anche se poi sono delle persone normalissime”. A pensarla così è il regista salentino Alessandro Carrieri, nato a San Pietro Vernotico, in provincia di Brindisi, il 3 agosto 1977. Ha frequentato a Roma l’Accademia di cinema, con maestri quali Lino Capolicchio, Giuseppe Ferrara e Roberto Pariante, di cui sottolinea: “grandi professionisti e ottimi insegnanti”. Da sempre impegnato sui temi sociali, ha girato nel 2008 un corto sull’autismo, “La stanza perfetta”, cercando di “capire cosa potesse succedere a una persona con autismo”, e nel 2015 uno sulla violenza sulle donne, “Malamore”, “nato da una necessità attuale, negli ultimi anni è una cosa che accade quasi ogni giorno e quindi ho pensato di provare a dire la mia su questo tema”. Adesso sta girando “Ma tutto questo Alice non lo sa!”, un cortometraggio che tratta gli abusi sui minori. Nel cast ci sono Ornella Muti, Eleonora Siro, Cristian Stelluti e Filippo Dorigato. Il progetto è patrocinato dall’associazione ‘Consorzio Umanitas’, che tramite l’evento televisivo “Woman for Woman Against Violence” porta avanti da anni una battaglia contro la violenza di genere, e da ‘La Caramella Buona’, onlus contro la violenza sui minori e la pedofilia in Italia. La produzione del corto è della Klimax Theatre Production, società campana con sede a Roma. “Ringrazio molto anche una società veneta che ci ha dato la sponsorizzazione e ci ha permesso di raggiungere il budget necessario. È una cosa importante che gli imprenditori si sensibilizzino al cinema e a certe tematiche. Questa persona che ci ha aiutato e che è stata da subito molto sensibile alla causa è Filippo Dorigato con la sua Dorigato spa”.

Alessandro Carrieri, come definiresti il tuo stile cinematografico?

Poco italiano. È all’estero che si usa fare più un cinema basato sulle immagini, un racconto che va per sensazioni ed emozioni, quindi con dialoghi essenziali. A me non piace il cinema troppo dialogato, preferisco più che sia il teatro fatto in questo modo. Il cinema secondo me deve raccontare tutto per immagini e per emozioni”.

Quali sono stati i tuoi primi passi nel mondo del cinema?

Ho abbracciato sin dall’inizio i temi sociali. Il mio primo corto trattava l’autismo, poi ho fatto un corto anche sulla violenza sulle donne. Ora mi sono messo a provare a fare anche qualcosa sulla pedofilia e sugli abusi sui minori”.

Come nasce l’idea di “Ma tutto questo Alice non lo sa!”?

Ho scritto questo corto circa quattro anni fa, un po’ ispirato anche ad ‘Alice nel Paese delle meraviglie’ perché, anche se poi non si sa se sia reale la cosa, si dice che Lewis Carroll, l’autore, avesse una passione per una ragazzina di nome Alice che abitava vicino casa sua e, da lì, ho preso lo spunto, anche se non c’entra niente con questa storia. Il corto parla più dell’abuso dal punto di vista della donna matura che l’ha subita da piccola, quindi tutti i tormenti di un’infanzia rovinata. Il corto racconta di come questa donna a un certo punto della sua vita, in età adulta, decide di riappacificarsi con sé stessa bambina. Quando ho parlato con quelli dell’associazione ‘La caramella buona’, che si occupa di questi temi, erano tutti molto contenti che io affrontassi questa tematica in questo modo, perché tante volte loro, curando anche la parte legale, hanno a che fare con dei ragazzini che si trovano in tribunale ancora all’età di 18, 25 anni, perché la giustizia italiana è talmente lunga che uno che ha subito un abuso da piccolo si ritrova magari ad avere una sentenza 10, 20 anni dopo e questa cosa è tremenda, perché poi la persona continua sempre a rivivere quei momenti, non riuscendo a voltare pagina”.

Che ruolo ha Ornella Muti nel corto?

Ha un ruolo molto importante, perché racconta una fiaba che è la chiave di tutta la vicenda. Ci ha fatto un immenso favore venendo a fare questo ruolo”.

Com’è stato l’incontro con lei?

In questo corto si sono miscelate un po’ di energie; quindi, è venuto tutto in modo molto spontaneo. Io era da tempo che stavo cercando una star da inserire in questo corto e pensavo proprio a lei in realtà, ma, essendo un regista giovane che non ha fatto grandissime cose, non avevo i contatti diretti per lei e, quindi, mi chiedevo come avrei potuto fare a contattarla. Casualmente ho scoperto che una mia amica stava lavorando con lei su un film e, quindi, sono riuscito a entrare in contatto con lei, che ha letto lo script, le è piaciuto molto e ha accettato di fare il corto”.

Ornella Muti racconta una fiaba, è, quindi, proprio la dimensione fiabesca il fulcro della storia?

La protagonista nel corto ha una sorta di regressione all’infanzia; quindi, si immagina un po’ in un mondo di fiabe. Non voglio svelare troppo, ma le fiabe hanno un ruolo principale in questo corto che a tratti può sembrare anche un po’ fiabesco, ma racconta una fiaba amara”.

A che punto sono le riprese?

Termineremo l’11 settembre. Adesso stiamo organizzando gli ultimi preparativi per andare a girare la settimana prossima le scene che completeranno il corto. Abbiamo girato a Roma, adesso siamo in pausa per poi andare a Napoli e Pompei”.

Come immagini il viaggio di questo corto?

La distribuzione? Credo che, sicuramente anche tramite le associazioni, sarà diffuso nelle scuole e, poi, ovviamente prenderà parte a festival e ad eventi che riguardano la violenza e gli abusi”.

Come vedi i tuoi prossimi mesi?

Spero di essere impegnato a promuovere questo corto che mi auguro abbia abbastanza risonanza”.

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