“Nostalgia” di Mario Martone, la grazia di un sentire concreto

Restituisce l’anima a uno dei quartieri più tormentati della città di Napoli, il Rione Sanità. Lo fa senza urlare, con incredibile eleganza e rispetto delle persone e dei luoghi. È il partenopeo Mario Martone in “Nostalgia”, l’opera che conferma il cineasta nell’Olimpo dei registi più grandi e ineguagliabili. Il film è il racconto del ritorno a casa di un uomo, Felice Lasco, dopo che ha vissuto molti anni in Egitto. Desidera rivedere l’anziana madre che ha lasciato all’improvviso, quando era ancora un ragazzo. Camminando cerca di riconquistare visivamente le case e le chiese del quartiere dove è cresciuto, ascoltando una lingua che sente estranea ma che in realtà è la sua, e il suo incedere lento fa riaffiorare in lui i ricordi di una vita lontana, trascorsa con il migliore amico d’infanzia, Oreste, con il quale condivide un segreto. Quando è evidente che dovrebbe tornare al più presto dove si è affermato come professionista e dove ad attenderlo c’è una moglie che lo ama, viene rapito dalla forza indomabile della nostalgia. Questo sentimento, che propriamente dal greco significa “dolore del ritorno” (νόστος, ritorno, e άλγος, dolore), ha in sé quel gusto dolceamaro di gioia e tristezza che si annida negli occhi e nella postura di un insuperabile Pierfrancesco Favino, che alla perfezione dona l’immagine di un uomo che cerca di mettere insieme i frammenti delle sue radici dalle quali è stato strappato appena quindicenne.

La maestria di Martone è nel rendere tutto poesia con una regia sapiente a cui abbandonarsi per essere trasportati in un mondo al tempo stesso sospeso e concreto, dove tutto può accadere sulla scia dei sentimenti e dove il bene è nella semplicità di gesti, parole e sguardi umanamente sinceri e spontanei, e il male, purtroppo, è irriducibile, ostinato, impenitente. La sua sceneggiatura a quattro mani, assieme alla moglie Ippolita Di Majo, dona al libro “Nostalgia” di Ermanno Rea una meravigliosa trasposizione cinematografica fatta di dialoghi essenziali, accompagnati dall’asprezza di silenzi in attesa, su immagini di chiaroscuri di piazze e palazzi, nell’impeccabile fotografia di Paolo Carnera e nel montaggio perfetto di Jacopo Quadri. L’opera regala un dilatarsi del tempo per soffermarsi su un sentire interiore che prende il sopravvento sulle azioni.

Accanto a Pierfrancesco Favino, sono ineccepibili tutti gli attori, a partire da Francesco Di Leva (Don Luigi Rega), Aurora Quattrocchi (Teresa Lasco), Nello Mascia (Raffaele) e Tommaso Ragno (Oreste Spasiano).

Nessuno qui è fuori posto, tutti sono armoniosamente diretti ed accompagnati da quel sottile pathos che sottende la storia.

“Nostalgia” di Mario Martone è la bellezza di note che si accordano in maniera perfetta per raccontare un sentimento struggente a cui è difficile sottrarsi quando risucchia bussando continuamente al cuore. Rendere l’impalpabilità di questo sentire è la grazia del film.

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