“La promessa – Il prezzo del potere”, Isabelle Huppert interpreta la partita a scacchi della politica

Le promesse sono la moneta della politica. Sono ciò con cui i personaggi commerciano nel corso del film. Ma sono anche le promesse che facciamo a noi stessi, la linea di condotta che ci impegniamo a seguire. Mi piace questa parola: è molto concreta, ma ha anche un significato morale e quindi intimo”, così il cineasta francese classe 1976 Thomas Kruithof (“La meccanica delle ombre”) parlando di “La promessa – Il prezzo del potere” (durata 98’), il suo secondo lungometraggio, scritto dallo stesso regista insieme a Jean-Baptiste Delafon (sceneggiatore della serie politica di Canal+ “Baron Noir”). Al centro della narrazione c’è il recupero dei complessi residenziali, quelli costruiti all’inizio degli anni ’60 in Francia per una nuova classe media, ma oggi degradati: l’unica soluzione abitativa per persone in difficoltà, soprattutto i richiedenti asilo, e la casa di una vita per i residenti “storici” a cui è stato permesso di acquistare questi appartamenti investendo tutti i propri risparmi, ritrovandosi ora però un bene che non vale più nulla. Motore della storia è un sindaco diviso tra ambizione e desiderio di recuperare questi quartieri popolari in cui, tra l’altro, vivono tanti giovani. “Il sindaco occupa un posto speciale nel sistema politico: è l’anello di congiunzione tra il popolo e lo Stato – osserva Thomas Kruithof -. Egli conosce i nomi dei suoi elettori e allo stesso tempo è esposto allo Stato centrale. Sperimenta la freddezza e il disprezzo che arrivano dai piani alti, e la rabbia, l’impazienza e la perdita di fiducia dal basso. La gente spesso pensa che lui abbia più potere di quanto ne abbia realmente”. Nei panni di un sindaco dei sobborghi parigini in bilico tra fede politica e una ritrovata ambizione è la carismatica musa del cinema francese Isabelle Huppert. È lei ad interpretare magistralmente Clémence, impavido sindaco di una cittadina vicino Parigi, che sta completando l’ultimo periodo del suo mandato. Con il suo fedele braccio destro Yazid (Reda Kateb), ha combattuto a lungo per questa comunità afflitta da disuguaglianze, disoccupazione e povertà. “Anche se non c’è necessariamente una tensione di classe con Yazid, possiamo vedere che il sindaco proviene da un ambiente borghese, mentre lui è cresciuto nelle case popolari che sono l’oggetto della storia. Questo non lo rende necessariamente più idealista di lei, al contrario – sottolinea Kruithof -. Ho voluto soprattutto una complicità, a volte un’intimità tra Clémence e Yazid, quasi un rapporto maestra-allievo. Ma mi interessava anche dare gradualmente un’altra dimensione a questo personaggio che si sviluppa all’ombra di Clémence, per vedere cosa fa con il proprio potere. Yazid è ambizioso, vuole lasciare la città e vedremo la sua arroganza”. È nell’azione che i personaggi si palesano, nel concreto di ciò che fanno che scopriamo chi sono. “Non sappiamo a quale partito Clémence appartenga – precisa il cineasta -. Lasciamo da parte l’ideologia per concentrarci sull’azione concreta, sulla lotta quotidiana dei protagonisti”. Quando a Clémence viene offerta la carica di ministro, la sua ambizione prende il sopravvento, mentre la devozione e l’impegno per i suoi cittadini iniziano a vacillare. Il braccio di ferro del film è tra integrità politica e nuove aspirazioni con fulcro le promesse elettorali. Da qui viene il titolo del film, “La promessa – Il prezzo del potere”, che ha aperto la sezione Orizzonti della 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e che arriverà il 10 marzo nelle sale italiane, distribuito da Notorious Pictures, carico della potenza di una partita a scacchi.

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