“Vostro onore”, travolgente la versione italiana con Stefano Accorsi protagonista

Fin dove ci si spinge per la salvezza del proprio figlio? È il dilemma morale sotteso alla serie “Vostro onore”, in onda su Rai1 per 4 prime serate dal 28 febbraio. Adattamento della serie israeliana “Kvodo” (Yes Studios), e già serie di successo statunitense col titolo “Your Honor”, la storia vede un giudice alle prese col conflitto etico di dover scegliere tra la fedeltà ai principi di giustizia sui quali ha modellato la propria vita e l’istinto atavico di difesa degli affetti più cari in pericolo d’essere distrutti. La relazione padre-figlio al centro del racconto trova un magnifico Stefano Accorsi vestire i panni di Vittorio Pagani e un bravo Matteo Oscar Giuggioli quelli di Matteo che con la macchina investe il giovane esponente di una famiglia criminale. “Questa serie porta tutti a chiedersi: cosa farei io in una situazione del genere? L’istinto primordiale di un genitore è quello istintivamente di salvare il figlio, un archetipo che ha le radici nella tragedia greca – afferma Stefano Accorsi che torna a lavorare per una fiction di Rai1 in un ruolo da protagonista dopo la miniserie “Come quando fuori piove” di Mario Monicelli del 2000 -. Vittorio Pagani è un padre che fino a quel punto è stato assente nella vita del figlio, pensando solo al lavoro che ha portato avanti in maniera irreprensibile e, per un caso, una ‘circostanza’ come dirà lui, si trova a spazzare tutto in un attimo per salvare il figlio. A me sembra comprensibile questo suo fare, a volte credo che in certe situazioni si agisca senza pensare. Istintivamente forse farei lo stesso, ma non saprei. Questa serie non cerca di dare una risposta. La situazione crime qui è una palla di neve che diventa una valanga. La narrazione è coinvolgente e condivisibile da un pubblico ampio. ‘Vostro onore’ è un prodotto molto ricco visivamente, molto sofisticato. Il regista Alessandro Casale è stato molto meticoloso”. “Sono stato abbastanza pignolo – ammette il regista -. Siamo riusciti a mettere su una realtà credibile. I pregressi sono importanti, ma della serie americana ho visto solo un episodio e non mi sono fatto ispirare neanche da quella israeliana. Di quest’ultima mi ha colpito l’asciuttezza e crudezza del racconto e come un uomo di legge integerrimo nel giro di poco cambiasse il suo modo di agire per salvare il figlio, interrogandomi su cosa farei io per le mie figlie e a cosa sarei disposto a rinunciare. La nostra serie è ambientata in una Milano apparentemente priva di violenza, ma in cui invece è serpeggiante: non è manifesta ma è sottotraccia sempre, senza eccessivi spargimenti di sangue. Ho molto lavorato sull’unione padre-figlio che erano lontani nell’attacco della storia. Penso siamo riusciti a raggiungere un ottimo livello grazie al talento del cast e alle capacità tecniche. È stata bravissima Lyda Patitucci, la regista in seconda unità. C’era grande armonia sul set. Abbiamo avuto i tempi per cesellare e fare quel ciak in più che fa la differenza”. “Il regista sa lavorare molto bene con gli attori, sa cosa chiedere e quello che il personaggio deve diventare – afferma Remo Girone -. Dal punto di vista tecnico mi è sembrato si girasse come al cinema. Mi sembrava un set cinematografico per la qualità delle maestranze e per come erano fatte le inquadrature. Io interpreto Federico Masieri, il presidente del tribunale che spera sia Vittorio a raccogliere il suo testimone. Tra di loro c’è un filino di rapporto padre-figlio: sono fatti della stessa stoffa”. “Ero spaventata di dover interpretare un ruolo così nodale per la storia, la presenza di Stefano mi ha rassicurata molto, è stato un lavoro intenso, molto forte – dice Camilla Semino Favro che dà volto a Ludovica Renda, giovane avvocatessa, ex tirocinante di Vittorio -. Ho guardato entrambe le serie per capire da dove partire. Il personaggio italiano è diverso con spinte motivazionali prima familiari e poi etiche. La caduta di Vittorio Pagani coinvolgerà inesorabilmente Ludovica”. “Matteo è un personaggio che siamo stati attenti a calibrare – dichiara Matteo Oscar Giuggioli da oggi, 21 febbraio, al cinema con ‘Il filo invisibile’ (dal 4 marzo su Netflix) -. È un ragazzo molto intelligente, scaltro, che forse preferisce a volte essere sottovalutato, però si nota la sua brillantezza e la sua luce. Il rapporto col padre è complicato perché succedono cose complicate, difficili. Questo lavoro è stato interessante, difficile, lungo, ma meraviglioso. Con Stefano ci siamo ascoltati, capiti”. “È maieutico, è socratico – afferma Francesco Colella del suo personaggio, Paolo Danti, il nuovo dirigente del Commissariato e padre di Camilla che diventerà amica di Matteo -. Cede il passo all’intuizione e all’intelligenza altrui affinché il suo interlocutore possa sentirsi più libero, ma non abbandona nessuna pista, non ha paura. Crede che la verità possa emergere senza forzature. Pensa che tutti i misteri umani possano essere svelati tranne i figli, per i quali ha un disorientamento. È un uomo deciso ma anche premuroso, specialmente nei confronti della figlia”. “Lei è viziata dal pregiudizio che un giudice non può aver sotterrato una cosa così grave – dice Barbara Ronchi del suo personaggio, l’ispettrice superiore Sara Vichi, amica di Vittorio dai tempi delle sue indagini da pm -. C’è questo inalatore (Matteo soffre d’asma, ndr) che è principio di tutto, è lì che la storia poteva cambiare, ma non cambia perché lei si fa fregare da questo pregiudizio. In lei poi si crea un senso di colpa di come è stata gestita l’indagine. C’è un senso di tragedia greca che è più forte del considerare questo racconto come crime”. “In ‘Vostro onore’ c’è profondità d’inchiesta psicologica; è un family drama; sono trattati l’amicizia, il tradimento, l’amore e l’odio – sottolinea Maria Pia Ammirati, direttore di Rai Fiction -. Tantissimi sono i temi da tenere insieme. In scrittura, regia, interpretazione, abbiamo fatto un grandissimo lavoro”. “È la trasposizione di una storia molto potente di cosa un padre possa fare per salvare la vita del figlio, in scrittura c’è stato tanto lavoro tematico e tecnico – ricorda Donatella Diamanti che firma soggetto e sceneggiatura (quest’ultima con Mario Cristiani, Gianluca Gloria, Laura Grimaldi, Paolo Piccirillo) -. Accostare due tipi di criminalità diversi è stato cruciale, ad esempio: una chiassosa, becera, violenta, come le gang latinoamericane, e una più statica e silente, come la camorra. Questo conflitto è sullo sfondo, sotteso e pericolosissimo sulla testa dei nostri due protagonisti. La componente relazionale è importantissima. Abbiamo provato a far sì che questa bomba che pesa sui due protagonisti deflagrasse colpendo anche tutto un sistema di relazioni. L’adattamento parte dalla serie israeliana. Abbiamo un modello narrativo preciso. È una serie in cui c’è come nelle migliori serie un racconto con una stratificazione e ibridazione di generi. Parlare di crime è riduttivo. C’è il giallo, c’è un’investigazione con una forte componente relazionale”. “L’adattamento è totale, la storia è stata riscritta totalmente in base alla nostra cultura e alla nostra legge, con anche magistrati consulenti”, puntualizza Fabrizio Donvito, partner & co-ceo di Indiana Production che coproduce la serie con Rai Fiction. Ma la magistratura come ne esce da “Vostro onore”? “Ci siamo interrogati a lungo sul personaggio per dargli la giusta onorabilità – dichiara Stefano Accorsi -. La magistratura è un ambiente complesso. Noi prendiamo un personaggio all’apice di una carriera professionale e lo piombiamo nel dilemma di salvare la vita del figlio. Non lo giustifichiamo dal punto di vista legale”. Cosa pensa l’attore, alias Vittorio Pagani, giudice, ex pubblico ministero, della riforma della magistratura e del relativo referendum? “La riforma della magistratura va fatta da chi ha le competenze; i loro problemi sono altri, non la nostra fiction. Quando ho interpretato Andrea Esposito nel ‘Clan dei camorristi’ (in onda nel 2013 su Canale5, ndr) ho conosciuto il magistrato Raffaele Cantone che ho rivisto in altre occasioni e mi sono portato dentro alcune cose dai suoi racconti. Quello della magistratura è un mondo variegato, con rapporti non sempre semplici tra magistrati. Il referendum ha valenze fondamentali e non vorrei diventasse il modo per non prendere decisioni in questo ambito. In ogni caso, voglio studiarlo bene e capirlo, consultandomi con chi ne sa più di me”.

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