“La metamorfosi degli uccelli”, un fluire compassato di immagini sul senso dell’umanità

Una lunga meditazione sulla perdita di due madri – la nonna e la mamma – ricostruita in un film di 101’ minuti in cui una voce narrante si passa il testimone con altre, raccontando la storia di una famiglia attraverso tre generazioni, mentre si susseguono tante immagini, un insieme di sguardi e elementi della natura, come se fossero tanti quadri: è il documentario “Metamorfose dos Passaros” (in italiano “La metamorfosi degli uccelli”), esordio di Catarina Vasconcelos, che si è aggiudicato il Premio Miglior film al Festival di Pesaro e che, prodotto nel 2020, ora sta facendo il giro delle sale italiane attraverso Luso!, Mostra itinerante del nuovo cinema portoghese. L’opera è singolare, perché la regista di Lisbona classe 1986 sfida l’attenzione dello spettatore indugiando sulle immagini in un’epoca dominata dalla frenesia visiva. La sua richiesta allo spettatore è di ascolto e riflessione su una vicenda intima che nella condivisione va alla radice del seme dell’umanità nel rapporto con le origini universali e con la dimensione spazio-temporale. Più che un documentario, più che un film, sembra avere di fronte un moto dell’animo. È come ritrovarsi di faccia ad un’opera d’avanguardia tanto appare audace e innovativa, una voce fuori dal comune nel panorama audiovisivo attuale. Potrebbe ricordare lo strutturalismo per il rapporto che sussiste tra ogni singola parte e il tutto; così come potrebbe venire in mente il surrealismo, per gli aspetti profondi della psiche che disvela, o il postmodernismo, per una narrazione fuori dai canoni. Ma tutti questi movimenti rischierebbero di incasellare questa opera che, con il suo compassato fluire, è un fiume senza argini e catene come il volteggio degli uccelli evocati dal titolo che sono un simbolo di libertà con le loro ali. Partendo da elementi autobiografici – le lettere inviate dalla nonna al nonno che viveva in mare e la perdita della mamma quando aveva soli 17 anni -, Catarina Vasconcelos si mette a nudo in una lunga riflessione sull’amore, sui legami familiari e sull’umanità in cui chiunque può rispecchiarsi scandagliando il proprio animo.

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