Potente la rilettura dell’Antigone di Sofocle a firma della regista Sophie Deraspe

“Tu dirai che da folle io mi comporto; ma forse di follia m’accusa un folle”, diceva l’Antigone di Sofocle al re Creonte opponendosi alla sua volontà per dare sepoltura al fratello in nome di leggi che hanno radici nel cuore. Il 4 novembre in Italia esce la versione attuale di questa sublime pagina della tragedia greca con il film “Antigone” di Sophie Deraspe (distribuito da Parthénos Distribuzione insieme a Lucky Red). Presentato con successo a molti festival, tra cui Toronto International Film Festival 2019 dove è stato premiato come miglior film canadese e alla 14esima Festa del Cinema di Roma, l’opera della regista Sophie Deraspe si ispira ad una storia vera, quella di Fredy Villanueva morto in un parco di Montreal durante un raid della polizia, così da rileggere in chiave moderna il coraggio di una giovane donna che lotta con tutte le sue forze per difendere la sua famiglia da un’ingiustizia subita, anteponendo alla legge degli uomini quella dell’amore. Nel film la protagonista interpretata da Nahéma Ricci è una studentessa di 17 anni che vive il primo amore. Quando il fratello maggiore viene ucciso dalla polizia, la ragazza metterà in gioco tutto pur di salvare l’altro fratello che è stato incarcerato per aver aggredito il poliziotto che ha fatto partire il colpo. Quale la responsabilità di Antigone ieri e oggi agli occhi dello Stato? Nelle parole dell’Antigone di Sofocle il fatto che “pietosa volli essere”, seguendo le leggi “non scritte, ed incrollabili”, che “eterne vivono” e di cui nessuno “conosce il dì che nacquero”.

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