“Generazione 56k”, irresistibile serie dai colori solari e nostalgici

Freschezza, leggerezza, sapori autentici e profumi veraci: tutto questo è racchiuso in “Generazione 56k”, la serie Netflix disponibile dal 1 luglio, girata tra Napoli e Procida (capitale italiana della cultura 2022) con un piede nella contemporaneità e l’altro negli anni Novanta (in particolare nel 1998). I protagonisti sono Daniel, colui che sembra non sapere ancora bene cosa vuole, e Matilda, che appare avviata verso un futuro di certezze. Accanto a loro ci sono gli amici inseparabili di sempre: Ines, per Matilda, e Luca e Sandro, per Daniel. Il motore della storia è nelle parole (in conferenza stampa) di Francesco Ebbasta (tra i fondatori dei The Jackal, gruppo Ciaopeople), ideatore, regista (dei primi quattro episodi) e sceneggiatore (assieme a Costanza Durante, Laura Grimaldi e Davide Orsini) della serie: il “riscoprire nel mare di possibilità la genuinità“. Così negli otto episodi i protagonisti sono “in un continuo dialogo tra come sono e come erano“, puntualizza l’head writer Davide Orsini, con un passato reso speciale e magico da quel gracchiare del mitico modem 56k e dalle musiche che si rifanno a qualcosa d’antico ripescando note anni Cinquanta che più danno quella patina (a parte – propria degli anni Novanta – la canzone “Nord sud ovest est” degli 883). La forza del ricordo è vincente nella colonna sonora di Michele Braga. Addirittura “nei premontaggi – rivela Francesco Ebbasta – si ascoltavano solo le note del ‘Postino’ che commuovevano tutti“. Quell’ispirazione a Massimo Troisi, a quel suo ultimo film girato proprio a Procida con cui “Generazione 56k” condivide la location della piazzetta, ha un elemento di magia anche nel direttore della fotografia: Franco Di Giacomo, che ha lavorato a “Il postino”, è il padre di Francesco Di Giacomo che ha firmato la serie da autentico figlio d’arte. Questa alchimia sulle orme dell’amato personaggio Mario Ruoppolo, il postino poeta interpretato da Troisi, regala un colore pastello a “Generazione k” che affonda idillicamente le radici in un’operazione nostalgia che parla dei trentenni di oggi cioè, come sottolinea la produttrice di Cattleya Francesca Longardi, “quelli che hanno scoperto internet nella fase dell’adolescenza“. Ma com’eravamo prima dell’avvento di internet? In soccorso a questa domanda c’è Alessio Maria Federici, regista degli episodi che vanno dal quinto all’ottavo: “Mentre giravo si è innescata in me una riflessione sul mondo dei desideri: prima ogni cosa dovevi conquistarla, ora sembra tutto afferrabile e a portata di mano fino a che non subentrano i sentimenti“. Ed è in questo territorio franoso dei sentimenti che si muovono i personaggi della serie. In prima battuta ci sono Daniel e Matilda, interpretati rispettivamente da Angelo Spagnoletti (nella versione adolescente Alfredo Cerrone) e Cristina Cappelli (nei panni di ragazzina Azzurra Iacone). “Matilda – racconta l’attrice Cappelli – è piena di conflitti dettati da un passato molto pressante che si porta dietro. Vive una situazione familiare delicata. All’inizio pensa di sapere dove andare, ma l’incontro con Daniel la stravolge e riscopre la bambina spontanea e coraggiosa che era e che ha dovuto censurare“. Ma c’è chi è rimasto bambino. È Luca, interpretato da Gianluca Fru dei The Jackal (nella versione adolescente da Gennaro Filippone). “Nonostante l’età, Luca mantiene la mancanza di filtri propria dei bambini – spiega Fru -. Ha grande difficoltà nei rapporti sociali tanto da rifugiarsi in molteplici piccoli mondi, dalla casa dei suoi amici ai videogiochi, e tende a proteggersi molto dal mondo esterno“. Chi è cresciuto e ha fatto il percorso di adulto che tutti si aspettano è Sandro, che ha il volto di Fabio Balsamo dei The Jackal (da ragazzino quello di Egidio Mercurio): “Rappresento – afferma Balsamo – la controparte rispetto alla linea narrativa centrale. Qui la normalità diventa anomalia“. In realtà anche la migliore amica di Matilda, Ines, interpretata da Claudia Tranchese, mostra uno spiccato volto adulto, quello pragmatico, pratico. “Sono l’amica risolta che sa sempre cosa fare – dice del suo personaggio la Tranchese -. Ma sotto a questo aspetto molto sicuro c’è anche una sorta di ammirazione per Matilda che vive e segue le sue emozioni“. Questa commedia romantica ricca di sentimenti ha “la sacca emozionale molto ricca ed, essendo un progetto corale, ha una potenzialità infinita di racconto“, osserva Francesco Ebbasta che però non si sbilancia più di tanto su una possibile seconda stagione. Al contrario va diretto sulla domanda sui The Jackal. “Tutti – afferma Francesco Ebbasta – vi chiedete perché non c’è Ciro Priello nella serie. La risposta è semplice. Siamo un gruppo che ha in piedi più progetti. Ciro in questo momento sta facendo altro. In più, nella scelta di chi faccia cosa abbiamo un approccio professionale“.

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