“Songbird”, l’umanità alla prova della resistenza da Covid-23

Cosa succederebbe se il Covid mutasse in una forma più violenta di quella che si consoce oggi? Come vivremmo? In un isolamento continuo? Sconvolge, tiene attoniti, ma dà speranza “Songbird” (durata 90″), il primo film girato a Los Angeles durante la pandemia e che arriverà con Notorious Pictures il 30 giugno nei cinema italiani. Prodotto da Michael Bay e diretto da Adam Mason, è ambientato nel 2024 in una Los Angeles colpita dalla temuta e aggressiva variante Covid-23. Tutti devono stare chiusi in casa e provarsi la temperatura ogni giorno inviando i dati ad un sistema centrale di controllo, pronto a prelevare i casi sospetti e trasferirli in campi di isolamento. Vige la legge marziale e i vigilantes hanno sempre le armi imbracciate. Gli unici a poter girare indisturbati per la città sono gli immuni, coloro il cui sistema immunitario resiste al Covid-23, ma che, al tempo stesso, sono altamente contagiosi per tutti gli altri. Per farsi riconoscere girano con un bracciale giallo elettronico dotato di chip con tutti i loro dati. Grazie a loro, i servizi di primaria importanza, come le consegne a domicilio di beni di prima necessità, sono possibili. Tra questi c’è Nico (KJ Apa), il lato bello della storia, il ragazzo solare nonostante la tempesta. Il suo vero ossigeno è l’amore per la bella Sara (Sofia Carson), che però non è immune, per cui non possono stare negli stessi spazi, ma lo schermo del telefonino fa sì che possano condividere i loro momenti della giornata. Purtroppo, la loro quotidianità, già difficile, verrà sconvolta da una terribile corsa contro il tempo per evitare a Sara di finire in un campo di confinamento Covid. In questa storia che ci tocca così da vicino in maniera tanto estremizzata, a rendere vincente il film “Songbird”, oltre ad una possibile scura proiezione futura a breve distanza di tempo (tra tre anni), è il conflitto innestato tra bene e male con dei chiaroscuri forti della società espressa nelle diverse personalità ed istituzioni, tali da far riflettere sul sottile confine tra giusto e sbagliato, sul potere che può diventare abuso, sulla ricchezza che può trasformarsi in prevaricazione. Il film mette sotto la lente di ingrandimento l’umanità con tutta la sua bellezza ma anche tutte le sue bassezze. In questa situazione estrema e distopicamente possibile dell’evoluzione del virus che ci ha colpito, la storia raccontata prende testa e cuore. “Songbird” è, quindi, imperdibile per questa narrazione coinvolgente, ma è un gran bel film anche per la fotografia di Jaques Jouffret, in grado di descrivere le emozioni dei protagonisti, ed il cast, che riesce ad essere specchio dei nostri sentimenti così alterati, sottoposti come sono allo stress del virus. Oltre ai già citati KJ Apa e Sofia Carson, è giusto menzionare anche Craig Robinson, Bradley Whitford, Peter Stormare, Alexandra Daddario, Paul Walter Hauser, Demi Moore e Jenna Ortega. La corsa contro il tempo per la sopravvivenza ha il conto alla rovescia innescato…

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