Immersione archeologica a Ovest di Napoli: Baia sommersa rivive in immagini spettacolari

Un tuffo nell’archeologia in un connubio splendente di natura e testimonianze vitali: il 23 aprile in prima serata su Rai5 va in onda il film documentario “Baia – I restauri del Parco Archeologico sommerso”, scritto e diretto da Marcello Adamo con la collaborazione ai testi di Andrea Branchi. Il documentario, prodotto da GA&A Productions e Filmare Entertainment in collaborazione con Rai Cultura, è realizzato con dovizia di particolari, grazie anche alla sinergia con l’Istituto Centrale per il Restauro, il Parco archeologico dei Campi Flegrei e il CNR. In 52 minuti è racchiuso un racconto fatto di passione, rigore scientifico ed immagini spettacolari. Ci si trova a Ovest di Napoli, nell’area che prende il nome di Campi Flegrei dal greco “phlegraios”, cioè “ardente”. In questo luogo vulcanico che vive di caldere e del fenomeno del bradisismo, l’intraprendenza dell’archeologo Gennaro Di Fraia ha portato alla luce negli anni Ottanta 180 ettari di strade, edifici e statue che costituivano la fiorente Baia a cavallo tra la tarda Repubblica e l’Impero. Nel 2002 l’area, al centro del Golfo di Pozzuoli, è divenuta protetta a costituire il parco archeologico. Dove oggi sorge il Castello di Baia che ospita il Museo archeologico dei Campi Flegrei doveva innalzarsi la villa di Giulio Cesare. Allora il Lago di Lucrino sembra sia stato luogo privilegiato per l’allevamento di ostriche; mentre sotto Ottaviano Augusto il lago d’Averno fu il cuore di un importante porto militare. Tante le terme, per lo più private, qui trovate e tutte riscaldate dal caldo naturale dell’area vulcanica. Oggi un team altamente specializzato sta procedendo al mantenimento e restauro della città sommersa di Baia, curiosamente utilizzando proprio una delle malte già utilizzate dai romani per costruire in acqua, una malta idraulica che vive della pozzolana come elemento fondamentale dell’impasto. A tal proposito importantissimi sono i rilievi topografici subacquei che hanno permesso di ricostruire la Baia sommersa grazie all’uso della computer grafica. “Il documentario restituisce per la prima volta il vero volto di Baia sommersa – osserva l’archeologo Gennaro Di Fraia -. Le immagini realizzate compongono un superbo affresco di come fosse Baia all’apice del proprio splendore, offrendo un quadro memorabile della città termale prediletta dagli imperatori romani”. “Il Parco archeologico dei Campi Flegrei si conferma, in questo documentario, come il Parco della Ricerca, in primis archeologica, ma anche in tecnologie, nel restauro, nella geologia – sostiene Fabio Pagano, direttore del Parco archeologico dei Campi Fregrei -. Il contesto dei Campi Flegrei è certamente un attrattore per studiosi che, relazionandosi fra loro, ci permettono di sviscerare infiniti aspetti del mondo antico, ma anche i riflessi che di esso si riverberano sul paesaggio contemporaneo”. “I contenuti scientifici – sottolineano Barbara Davidde, Soprintendente Istituto Centrale per il Restauro, e l’archeologo Roberto Petriaggi – sono resi con un linguaggio accessibile e comprensibile anche ai non addetti ai lavori, pur rimanendo ancorato al necessario rigore tecnico-scientifico”.

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