Luca Ward si mette a nudo in 256 pagine

Un uomo che ha combattuto e continua a combattere con carattere e voglia di farcela: è questa l’immagine di sé che Luca Ward trasfonde nell’autobiografia “Il talento di essere nessuno” (256 pagine, Sperling & Kupfer). Per molti è la voce di Russell Crowe nel “Gladiatore”, di Samuel L. Jackson in “Pulp Fiction” e di Brandon Lee ne “Il corvo”; per le appassionate delle soap è Massimo Forti in “CentoVetrine”; per gli amanti dei classici è il professor Henry Higgins del musical “My Fair Lady”; per gli spettatori tv è la voce di “Ulisse-Il piacere della scoperta” e il concorrente di “Tale e Quale Show”. Ma chi è Luca Ward oggi? È uno che si è messo a nudo, violando una legge per lui importante: ciò che è privato deve restare tale. Ma perché allora raccontare se stesso in un libro? “Perché forse posso essere d’incoraggiamento per qualcuno“, dice l’artista. La dedica del libro è indicativa: “A tutti quelli che credono di non farcela. Non è così”. Il passaggio più delicato in questa avventura è stato il parlare di sua figlia Luna che ha la sindrome di Marfan, una malattia rara. “Mi sono confrontato con mia moglie e ho coinvolto Luna in questa scelta che ha radici nel ritenere strategica più che mai la sanità ed importante la ricerca. Prima non parlavamo di Luna per proteggerla, ora abbiamo capito che era doveroso. La pandemia ha dimostrato che se si investe nella ricerca questa dà risposte efficaci e veloci. In pochi mesi i ricercatori sono arrivati ai vaccini contro il Covd. C’è bisogno di risorse nella ricerca. Senza salute che mondo è?“. Luca Ward, nato il 31 luglio 1960 a Roma, è figlio degli attori Aleardo e Maresa, ed ha tre figli: Guendalina, figlia avuta da Claudia Razzi (dalla quale si è separato dopo 25 anni di matrimonio), Lupo e, appunto, Luna, entrambi avuti dall’attrice Giada Desideri (sposata nel 2013). “Ho cominciato a recitare a 3 anni, facevo uno dei figli di Paolo Stoppa nello sceneggiato Rai ‘Demetrio Pianelli’ – racconta -. Un conto è fare l’attore da bambino, un conto poi quando si cresce e capisci le difficoltà di recitare e la complessità del doppiaggio. Recitare per me è stato necessità: dovevo portare i soldi a casa, perché, morto papà, a casa non avevamo sostegno. Mi sono trovato a Piazza del Popolo a Roma, guidavo i camion e incontrai Pino Locchi che mi disse: ‘Tra 15 minuti sono in sala doppiaggio, vieni’. Entrato là non sono più uscito. Ho fatto anche il direttore di doppiaggio e sono stato talent scout, perché c’è sempre bisogno di voci nuove. Il doppiaggio è importante perché esiste il merito. Recitare è più semplice perché detti tu i tempi“. Sul lavoro, “devi progettare in maniera tale da essere assolutamente affidabile e concreto, poi dopo forse arriva il successo“. Porte in faccia? “Ne ho ricevute tante“. Ha sempre voluto essere un artista a 360°? In realtà, “Io volevo fare il pilota di linea“. Com’è stato scrivere un libro? “Un lavoro gigantesco che non immaginavo“. Arriverà anche la versione audiolibro dell’autobiografia? “L’80% della popolazione social che mi segue me lo chiede, quindi probabilmente lo farò. Leggere la mia vita potrebbe essere emozionante e difficile“. Uno spettacolo sull’uomo Luca Ward? “Ci stiamo ragionando, potrebbe essere un progetto interessante. Sono 10 anni che lavoro col Sistina ed ho imparato tanto da Massimo Romeo Piparo“.

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