L’essere poeta di Yves Boisvert nel film “À Tous Ceux Qui Ne Me Lisent Pas”

“La mia condizione è il risultato di una guerra, tra quello che sono e qual è il mondo in cui mi trovo immagino che sia”, sono versi del poeta quebecchese Yves Boisvert (1950 – 2012), originario di L’Avenir e famoso per aver contribuito alla nascita del Festival Internazionale della poesia di Trois-Riviéres. Non è facile reperire edizioni in italiano su di lui, ma vale la pena leggerlo perché le sue sono parole di uno spirito libero e anticonvenzionale. L’occasione per conoscerlo più da vicino è offerta dalla 18esima edizione delle “Journées du cinéma québécois en Italie” (“Le giornate del cinema quebecchese in Italia”), organizzate in occasione della Giornata Internazionale della Francofonia, appuntamento italiano con la miglior produzione cinematografica del Québec, quest’anno in versione digitale. I film in programma sono disponibili gratuitamente su Mymovies (in lingua originale francese con sottotitoli in italiano, al link mymovies/cinemaquebecitalia e www.cinemaquebecitalia.com) dal 24 al 31 marzo. Sotto il titolo “Rabbia e Resilienza”, che s’ispira ai tempi che stiamo vivendo, si raccolgono sei lungometraggi (e diciotto cortometraggi) e tra questi c’è, appunto, “À Tous Ceux Qui Ne Me Lisent Pas” (“Tutti quelli che non mi leggono”) di Yan Giroux (durata 107″, anno 2018), liberamente ispirato alla vita e alle opere di Boisvert. La trama racconta del poeta Yves che per tutta la vita trascina la sua valigia nelle case di chi lo accoglie dedicandosi completamente alla poesia. Così arriva come un uragano anche nella vita di Dyane e di suo figlio Marc, adolescente dedito allo studio che resta affascinato dal carisma di questo estraneo comparso all’improvviso nel letto di sua madre. “À tous ceux qui ne me lisent pas” sarà disponibile dal 26 al 28 marzo ed è il secondo film della rassegna che si apre mercoledì 24 marzo con “La déesse des mouches à feu” (disponibile dal 24 al 25 marzo) di Anaïs Barbeau-Lavalette, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Geneviève Pettersen.

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