“I love… Marco Ferreri”, il valore di uno sguardo anticonformista

Ha diretto Gérard Depardieu, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi e Roberto Benigni, solo per fare qualche nome. Dissacrante e anticonformista, ha criticato la società occidentale in maniera irriverente, talvolta con veemenza. È Marco Ferreri (Milano, 11 maggio 1928 – Parigi, 9 maggio 1997), vincitore del Gran Premio della Giuria a Cannes, dell’Orso d’oro a Berlino, del David di Donatello e di Nastri d’argento. Eppure nell’ultimo suo film si cela il destino amaro di essere caduto nel dimenticatoio del cinema: “Nitrato d’argento”, dal nome della sostanza che si usava per la pellicola che oggi è stata soppiantata dal digitale. Lui che diceva che i buoni film dovevano incassare per farne di nuovi, chiude con un’opera che non convinse al botteghino e dopo la sua morte è finito nella soffitta della settima arte, poche volte annoverato e richiamato. In occasione del ventennale della sua morte (nel 2017), il giornalista e cineasta Pierfrancesco Campanella ha messo in scena un misterioso detective (impersonato da Fabrizio Rampelli) che, mosso da incubi notturni, va sulle tracce di Ferreri attraverso i suoi frame per capire cosa è successo. In questa narrazione di circa un’ora e venti le immagini dei film di ieri s’intrecciano con le riflessioni odierne degli attori Michele Placido e Piera Degli Esposti, dello scrittore e regista Emanuele Pecoraro, dell’operatore culturale Franco Mariotti, del critico Orio Caldiron, del docente universitario Fabio Melelli e del pittore Mario D’Imperio. Prodotto e distribuito dalla Cinedea srl, “I love… Marco Ferreri” è una valida testimonianza dello sguardo anarchico del cineasta capace di interrogarsi sulla crisi dei valori occidentali utilizzando un linguaggio che sposa metafore talvolta ardite ma ad effetto. Il documentario è ora disponibile on demand su piattaforma CG Digital (www.cgentertainment.it).

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