L’importanza delle “parole” per Noemi Gherrero: infermiera sognatrice sul set, conduttrice attenta su Rai3
Sul lavoro dice di essere “istintiva, impulsiva e determinata“. È la 32enne napoletana Noemi Gherrero che dal 18 ottobre ogni domenica su Rai3 (dalle 10.20 alle 11.10) condurrà “Le parole per dirlo”, quello che sulla carta si presenta come un appassionante viaggio nella lingua italiana per raccontare il nostro modo di parlare nei suoi aspetti più vitali e concreti. Le parliamo al telefono prima che vada al trucco, impegnata com’è sul set di “Vecchie canaglie”.
Sei attrice, conduttrice, modella e giornalista, correggimi se ho sbagliato. Nella tua poliedrica attività professionale c’è qualcosa che ti piace di più?
“Giornalista, no. Sto scrivendo per un giornale (EurasiaNews, ndr). Confido entro la fine dell’anno, inizio dell’anno prossimo di prendere il tesserino da pubblicista. Sono una persona sostanzialmente come mi hai descritto: poliedrica e versatile. Ho sempre portato avanti questa idea che non necessariamente una cosa escluda l’altra, che più fai esperienza più questo ti apre il mondo, e quindi più impari più hai possibilità. Anche se io mi sento soprattutto un’attrice e spero un giorno di poter fare un film in cui ho la possibilità di esprimere quelle che sono le mie corde. Io sono un’attrice tendenzialmente drammatica, mi piace molto lavorare su personaggi borderline, un po’ alla Nicole Kidman per intenderci. Quindi il mondo del cinema, o insomma quello della recitazione, è quello a cui tengo maggiormente, fermo restando questa bellissima esperienza che comincio adesso con Rai3 e che sicuramente mi dà la possibilità di esprimere altre caratteristiche che fanno parte di me“.
Stai girando il film di Chiara Sani: che ruolo interpreti?
“È una commedia grottesca con personaggi simpatici. Ogni attore ha delle caratteristiche molto specifiche. Abbiamo nel cast dei nomi importanti quali Lino Banfi, Andy Luotto, Greg, Pippo Santonastaso, un cast ovviamente di rilievo, ma al contempo anche estremamente giusto perché le fisicità, le caratteristiche dei singoli attori rispondono molto bene all’idea che aveva Chiara, che è alla sua opera prima e che sta costruendo questo film come se fosse una favola. È un film che, secondo me, ha un taglio completamente diverso da quello che siamo abituati a vedere della classica commedia, perché porta avanti un messaggio importante relativo alla malasanità italiana. Racconta la storia di questi vecchietti che sono praticamente tenuti in poca considerazione all’interno di un centro di cure, per cui si sviluppa tutta una cosa simpatica. Io ho un bel ruolo, perché sono un’infermiera, un po’ un personaggio alla Goldie Hawn in ‘Fiore di cactus’: un personaggio estremamente delicato, sognatrice, una donna d’altri tempi. Per me è una bella esperienza perché ho sempre lavorato su personaggi completamente diversi. Sono molto contenta perché Chiara mi ha dato grande fiducia“.
La Rai ha varato programmi come quello di Massimo Gramellini “Le parole della settimana”, quello di Vincenzo Mollica “Parole Parole, storie di canzoni”. Ora lancia “Le parole per dirlo”: qual è il target?
“Il target di Rai3 è estremamente di qualità. Rai3 forse in assoluto è la rete che si identifica con contenuti divulgativi e di cultura, quindi ovviamente il target di riferimento è quello. Quello che prima non sapevo da spettatrice è che ci sono tantissimi studenti universitari che seguono programmi culturali. Noi cercheremo di orientarci soprattutto a loro. Ci fa piacere se a seguirci è l’over 50, però cerchiamo di arrivare ai cuori e alle menti di ragazzi che hanno necessità di riconoscersi in programmi che finora sono stati un po’ bistrattati“.
Come si declina la trasmissione?
“Di settimana in settimana tratteremo degli argomenti particolari, perché la trasmissione non ha solamente l’obiettivo di correggere l’italiano che è una cosa ovviamente sempre da fare e che abbiamo il piacere di fare perché abbiamo due esperti linguisti, i professori Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, e quindi chi meglio di loro! Ma ovviamente cerchiamo di riportare l’attenzione su quello che succede oggi e quindi di contestualizzare gli argomenti, di trattare quello che succede nell’attualità dei nostri giorni. Mi riferisco al fatto dei cambiamenti della lingua, dei neologismi, degli anglismi, al fatto che i dialetti continuano ad essere fortemente utilizzati, al fatto dello slang, al fatto che i linguaggi utilizzati spesso e volentieri sono linguaggi che per fare audience si profilano in linguaggi verbali magari poco istituzionali, quindi il linguaggio dell’odio ad esempio. Diciamo che questo è lo sfondo e che poi di settimana in settimana andiamo a trattare degli argomenti in particolare per capire come c’è stata l’evoluzione non solo della lingua, e l’utilizzo di un vocabolario che cambia, ma anche proprio l’atteggiamento alla lingua, il fatto che l’impoverimento culturale porta anche all’incapacità molto spesso di esprimere effettivamente quello che si sente. Cominciamo con la televisione e ospite Corrado Augias, e proseguiamo poi con l’informazione, l’enogastronomia… Abbiamo 33 puntate dove di volta in volta si approfondiranno i linguaggi utilizzati facendo anche un tuffo nel passato per capire cosa è successo nel corso dei decenni“.
In ultimo, ti chiedo di giocare con tre titoli di film al di là della singola trama. Primo, “La vita segreta delle parole”, quindi: qual è per te “La vita segreta delle parole”?
“Non saprei dirti… C’è il linguaggio del corpo. Magari tu dici una cosa ma poi il tuo corpo suggerisce altro quindi quella parola era altro, un lapsus ad esempio…“
Secondo, quali sono per te le più belle “Parole d’amore”?
“Io onestamente non sono l’esempio della romanticità. Secondo me dipende anche dalle persone. C’è l’uomo della tua vita di cui sei follemente innamorata e quel ‘ti amo’ riempie la tua vita, in realtà se te lo dice un altro quel ‘ti amo’ non conta nulla. Tendenzialmente mi piace molto associare l’idea d’amore al senso di libertà. Più che parole mi piace l’idea di una persona che quando ti ama ed è innamorata di te riesce a contestualizzare tutto questo anche col senso di libertà“.
Terzo, quali sono le cose che hai avuto più difficoltà ad esprimere e quindi ti sei trovata a pronunciare: queste sono “Le parole che non ti ho detto”?
“Forse c’è una questione molto personale che è legata a mia sorella. In passato non ero riuscita a trasferirle il fatto che mi sentivo molto in colpa di alcune mie assenze, di alcune mie mancanze e quando dopo un paio di anni sono riuscita a comunicarle tutto questo quello che le ho detto è stato ‘mi sono sentita in colpa e non sono riuscita a dirti questo’“.
Grazie perché ti sei prestata a questo gioco di “parole”.
“In realtà mi hai fatto pensare alle parole che suscitano empatia“.