Guardate “Radioactive” per avvicinarvi a Marie Curie ma non fermatevi lì: continuate ad approfondire il suo genio

I punti di vista cambiano a seconda dei parametri, quello che offusca più la mente è quello dell’aspettativa. Visto in sé il film “Radioactive” sulla chimica e fisica polacca naturalizzata francese Maria Salomea Skłodowska, più conosciuta come Marie Curie (Varsavia, 7 novembre 1867 – Passy, 4 luglio 1934), tratto dall’omonimo libro di Lauren Redniss (disponibile dal 7 luglio edito da Rizzoli Lizzard) e diretto dalla fumettista, sceneggiatrice e illustratrice Marjane Satrapi è ineccepibile. L’attrice britannica Rosamund Pike porta sullo schermo con sguardo consapevole la donna che riuscì a tener testa ad un mondo maschilista conquistando due premi Nobel: nel 1903 per la fisica assieme al marito Pierre Curie con cui stabilì un’intesa incredibile fatta di scienza ed anima (premio condiviso anche con Antoine Henri Becquerel) per i loro studi sulle radiazioni e nel 1911 quello per la chimica per la scoperta del radio e del polonio (il cui nome è stato scelto dalla scienziata proprio in onore della sua terra).

Se però hai conosciuto Marjane Satrapi attraverso il suo rivoluzionario “Persepolis” sull’emancipazione femminile in una fondamentalista Iran e hai viaggiato nel mondo interiore di Marie Curie leggendo “Genio ossessivo” di Barbara Goldsmith (Codice edizioni), resti con la sensazione che “Radioactive” sia privo dell’ardore femminile che hai ammirato nella regista e nella scienziata.

Non basta. Per capire a fondo Marie Curie mancano dei pezzi importanti della sua storia. Nel film è solo accennato in maniera parziale il rapporto di Maria Skłodowska con i genitori, meglio col padre che addirittura non è mai menzionato e la cui importanza per la sua istruzione è stata fondamentale.

Marie Curie è quello che racconta “Radioactive”, ma anche molto di più. Ad esempio, la bellezza del rapporto con il marito non la si capisce fino in fondo se non si conosce la forte delusione che ebbe con l’uomo amato prima di trasferirsi in Francia e con cui finì perché lei non era di natali aristocratici; come anche il “volli, e volli sempre, e fortissimamente volli” di Vittorio Alfieri che in lei s’incarna in maniera impressionante quando a Parigi si rintana a due passi dall’università in una soffitta umida pur di non sottrarre del tempo preziosissimo alla scienza.

Per avvicinarsi alla figura di Marie Curie guardare “Radioactive” (dal 15 luglio arriva sulle principali piattaforme vod) è rilevante, ma è importante continuare ad incuriosirsi su questa donna che è un esempio di forza, coraggio e passione e ad approfondire tutti i lati del suo genio.

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