“La rabbia” di Louis Nero scuote le coscienze

Più che un film è un’azione artistica. I riferimenti sono espliciti: Federico Fellini (1920-1993) e il suo “8½” con un regista in crisi esistenziale; René Magritte (1898-1967) e il suo insinuare dubbi nella realtà; e Rembrandt (1606-1669) considerato quasi un profeta per la profonda comprensione della natura umana. Tutti e tre maestri dell’onirico, del visionario, dell’illusione dei volumi. In un’atmosfera sospesa e delirante il regista Louis Nero (pseudonimo di Luigi Bianconi, torinese classe 1976) fa camminare in percorsi ardui il suo cineasta dalle idee confuse e, al tempo stesso, precise del film che vuole girare e per cui riceve tante porte in faccia, tanto dai produttori che dai distributori. La pellicola di Louis Nero è “La rabbia”, uscita nel 2008 e da questa settimana disponibile nei cataloghi Prime Video, Itunes e GooglePlay. Il cast artistico è incredibile. Ci sono, solo per citare alcuni attori: Franco Nero, Faye Dunaway, Giorgio Albertazzi, Philippe Leroy, Arnoldo Foà, Tinto Brass, Corso Salani. Louis Nero, oltre che il regista, è il produttore esecutivo (con Franco Nero per la Louis Nero Film), il direttore della fotografia, il montatore e il co-autore della sceneggiatura (assieme a Timothy Keller). Il suo è un j’accuse ad un sistema cinematografico in cui si gioca al ribasso? Ad un sistema dove al potere fa comodo lasciare tutti nel torpore, anestetizzati, e non avere film impegnati che fanno pensare insinuando il dubbio? Cosa fare dunque se si è registi? Livellarsi ad essere uno gnomo o provare a farcela anche se potendo contare solo sulle proprie forze? Ma poi il processo creativo è salvo? Attore e sceneggiatore non rivendicano la supremazia nell’opera filmica, uno dicendo che ci rimette la faccia e l’altro le parole? Alla fine poi il regista non è solo un tecnico? Louis Nero solleva tutti i temi scottanti dell’essere regista e lo fa firmando un capolavoro a cui si deve guardare come ad un’opera d’arte: il film va meditato scena per scena, va visto in un crescendo di consapevolezza, lasciandosi condurre in una dimensione altra, perché solo con una lente di estensione non comune possiamo allontanarci dalla nostra quotidianità comprendendone la profondità. Louis Nero compie questa azione artistica per capire il cinema, un cinema come era quando ha girato dodici anni fa e che è ancora così. Il riproporlo oggi da parte della distribuzione L’Altro Film (www.altrofilm.it) è forse l’unico modo per darsi una possibilità: la possibilità – in questa sospensione temporale per l’emergenza Covid – di ripartire a fare film sorprendendoci a cambiare e non seguendo la corrente data da ragioni commerciali e di assopimento delle coscienze.

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