Il documentario “Luna italiana” vince in Russia ma avrebbe potuto raccontare qualcosa di più su Rocco Petrone

“In tempi come questi la figura di Rocco Petrone ci ricorda come si possano superare tutti gli ostacoli anche nei momenti più difficili e duri”, così Marco Spagnoli il cui documentario “Luna italiana – Rocco Petrone e il viaggio dell’Apollo”, prodotto da Istituto Luce-Cinecittà in collaborazione con A+E Networks Italia/History (canale 407 di Sky) e con il patrocinio di Agenzia Spaziale Italiana e Nasa, ha vinto il Premio ex aequo – con il russo “Baikonur. La caduta di Babbo Natale” di Maxim Vasûnov e Roman Naumenkov – come Miglior documentario al Tsiolkovsky Space Fest, il festival sullo Spazio legato al Museo permanente dell’Esplorazione spaziale. “Essere selezionato dallo Tsiolkovsky Space Fest di Mosca, che si tiene proprio nel centro principale di addestramento dei cosmonauti, è stato un grande onore. Poi, vincere il premio per il Miglior Documentario è davvero qualcosa di straordinario ed è un’impresa paragonabile idealmente, dal punto di vista cinematografico, alla conquista della Luna”, commenta Spagnoli. “Luna italiana” intende ricostruire la vita e la personalità di Rocco Petrone (1926-2006), direttore delle operazioni di lancio dell’Apollo e collaboratore chiave di Wernher Von Braun, che ha svolto un ruolo chiave nella conquista del cosmo. Ispirato dal libro di Renato Cantore “Dalla Terra alla Luna, Rocco Petrone, l’Italiano dell’Apollo 11” (edito in Italia da Rubbettino), il documentario descrive l’ingegnere figlio di emigranti della Basilicata come un uomo timido e ombroso, inflessibile e infaticabile, che si è guadagnato il soprannome di “tigre di Cape Canaveral”. Il documentario “Luna italiana” si rivela però solo un’introduzione alla sua figura, perdendosi nel racconto che ha portato allo sbarco sulla luna il 20 luglio del 1969 con passaggi noti ai più e intervistati inflazionati nell’anniversario importante che ci si è appena lasciati alle spalle, come Tito Stagno e Piero Angela. In più, dà spazio all’ombra cupa di Wernher Von Braun, senza prendere una posizione netta: è un uomo del nazismo di cui gli americani si sono serviti per i razzi spaziali, ma l’ingegnere tedesco in realtà voleva forse solo costruire missili di guerra? Peccato, perché il documentario era partito bene nelle intenzioni, volendo dare risalto alla figura di Petrone, ricorrendo anche alla voce di due attori di pregio per dare lustro all’opera: Francesco Montanari (Rocco Petrone) e Laura Morante (narratrice). “Luna italiana” è disponibile in home video nei negozi digitali, distribuito da Luce-Cinecittà; mentre a maggio andrà di nuovo in onda sul canale History.

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