Berardino Iacovone e la forza di unire con The CereBros il mondo dei media classici a quello 2.0: si forma a teatro, spopola sul web (anche in Cina), scrive poesie ed è innamorato perso di Benedetta Porcaroli!

“Ho trent’anni e mezzo, classe ’89. Sono nato a San Giovanni Rotondo (anche se la mia famiglia è originaria di un piccolo paesino che si chiama Ischitella), sono però cresciuto al Nord, ho fatto tutte le scuole a Torino, e a 19 anni mi sono trasferito a Roma dove ho inseguito il mio sogno di diventare attore e autore. Ho seguito la strada classica del mondo del teatro, della tv, della radio, insomma i media classici, e poi verso i 26, 27 anni ho fatto questo grande salto, questa grande follia di iniziare ad investire su me stesso e dedicarmi al mondo del web”, si presenta con una voce fresca, serena, pacata e volitiva Berardino Iacovone della social factory The CereBros, progetto produttivo e creativo che viaggia a colpi di visualizzazioni da 6 zeri. Ha imparato a “scrivere comico” grazie al teatro, valorizzando questa sua attitudine alla scrittura sul web. Ma ha pubblicato anche due libri, il primo a 24 anni, una raccolta di poesie intitolata “Tra domande e risposte”. Suo segno particolare? “Sono molto autocritico!”.

Berardino, cos’è per te il web?

“Una grande scommessa innanzitutto, ma poi la mia personalissima scoperta e riscoperta. Agli allievi a cui insegno ciò che ho imparato sul campo racconto sempre che il web mi ha in qualche modo salvato perché quando avevo 24, 25 anni, nel punto più alto della mia carriera in quel momento, mi sono ritrovato – come succede nel mondo dello spettacolo dove ci sono degli alti e dei bassi terribili – il giorno prima al punto più alto, il giorno dopo al nulla più totale, che si è perpetrato per mesi, mesi e mesi. Questo mi ha lasciato completamente spaesato, e lì ho capito, visto che non ingranava più nulla, che l’unica soluzione era investire su me stesso e fare un salto nel buio: il web oggi non è lo stesso di 5, 6 anni fa, prima farlo era considerato un po’ da sfigati. Però invece ho visto la potenzialità del mezzo, e soprattutto ho avuto l’opportunità di potermi esprimere senza filtri, senza intermediari e di farcela con le mie gambe, quindi nel bene e nel male di dover contare su me stesso. Con una serie di difficoltà ho iniziato a realizzare le prime produzioni video. Vedevo che questi video cominciavano a essere graditi alle persone, anche se con numeri piccolini; capivo che il web dava la possibilità di mettere alla prova le tue idee anche se hai pochi mezzi, pochi soldi, anche se nessuno crede in te. Sul web puoi mettere in pratica le tue idee e, se sono buone, lo sono a prescindere dai mezzi che utilizzi e puoi ottenere dei risultati. E risultato, dopo risultato inizia la crescita. Da lì ho realizzato un po’ di video virali, di video di successo. Poi si sono avvicinate a me delle persone che hanno capito la potenzialità di quello che stessi facendo, e mi hanno dato la disponibilità, la possibilità di incrementare risorse logistiche, economiche, e quindi di mettere su una vera e propria realtà. Adesso, dopo 5,6 anni da allora, abbiamo la RestArt Media Company con all’interno: un collettivo artistico, The Cerebros, che genera circa 50 milioni di views l’anno; la RestArt Production che è la società di produzione più classica che si occupa della realizzazione di video; e l’Accademia Creators che vuole mettere a disposizione dei creativi tutte le competenze che io ho fatto sul campo. Le informazioni su come iscriversi si trovano su accademiacreators.com. Periodicamente organizziamo quelle che noi chiamiamo ‘lezioni zero’, eventi gratuiti, dove incontrare esponenti del web, influencer e creator più noti del panorama, per apprendere le storie di webstar di successo e conoscere i nostri percorsi accademici fatti di quattro mesi, dove da zero si può diventare creatori di contenuti, ci sono corsi per giovanissimi e adulti. Due i nostri messaggi. Il primo: ‘il successo si crea’, una sorta di mantra, frase scritta anche su tutti i braccialetti che regaliamo e che sono diventati di tendenza, per molti ormai sono come portafortuna. Il secondo: ‘tutti noi abbiamo un pubblico che ci attende’, ma non lo sappiamo”.

Quindi è qui che insegni, nella tua Accademia?

“Sì. Già da un anno e mezzo tante persone si rivolgevano a me per dei consigli, delle consulenze – imprenditori, aziende, liberi professionisti e artisti -, soltanto che era tutto personale, un po’ random. A un certo punto, visto che gli impegni cominciavano ad essere tanti, ho deciso di incanalare tutto questo in un percorso didattico più strutturato ed è così che è nata l’Accademia Creators tra l’incontro mio e di Stefano Bacchiocchi, che è il mio socio nonché ceo di Accademia Creators e RestArt Production”.

Il nome del collettivo The CereBros come nasce?

“In realtà (ride, ndr), all’inizio giocavamo sul nome da dare a questo collettivo, non sapendo che ‘Cerebros’ esiste proprio come parola spagnola (significa ‘mente’, ndr). Mi piaceva il gioco di ‘fratelli’, quindi ‘Bros’, e il fatto di essere un po’ cervellotico e anche un po’ geniale, quindi è nata prima la parola ‘CereBros’, e poi sappiamo che l’articolo ‘The’ funziona sempre prima e abbiamo messo ‘The CereBros’, con la doppia valenza di essere geniali ma a volte decerebrati”.

Quanti siete in questo team?

“È un team un po’ atipico. Abbiamo uno zoccolo duro composto da me al centro come direttore creativo, gestisco un po’ le fila di tutto quanto. Altre due persone con me si occupano della parte proprio aziendale, amministrativa-organizzativa, che sono Stefano Bacchiocchi e Gianmarco Esposito. Ci sono poi: un assistente di produzione; e 2, 3 videomakers di base che sono proprio come dei fratellini. In più, in base alla produzione video, ogni volta si va a costruire una vera e propria famiglia diversa con attori e comparse. Generalmente siamo sempre 8, 10 sul set”.

La vostra parola d’ordine?

“È sin dal primo giorno solarità, ma anche propositività. Noi cerchiamo, come si dice a Roma ‘co na scarpa e na ciavatta’, di realizzare video che provano a strizzare l’occhio ad una qualità più alta, non dico cinematografica, ma quasi, non avendo budget né televisivi né cinematografici ma da web. Questo comporta un sacco di impegno, sforzo, ci vuole uno spirito zen. Noi cerchiamo con i nostri video di stare sempre sul pezzo, di cavalcare l’attualità, raccontarla secondo la nostra visione, cercando talvolta di portare anche dei messaggi veicolati in chiave ironica e divertente. Ma la notizia ha una vita di 3, 4 giorni, allora per un nostro video questo è l’arco temporale per tutto – scrittura, produzione, montaggio, postproduzione e distribuzione -, quindi se non sei solare, se non hai i nervi saldi, se non sei propositivo, la prima cosa che fai è prenderti a pizze (ride, ndr)”.

In questa emergenza sanitaria ci avete regalato tanto sorriso con #CoVmorra: “Basta cocaina, solo amuchina”.

“Con The CereBros in quasi quattro anni abbiamo realizzato tanti video che hanno avuto una grossa eco mediatica, ma mai come il video dell’amuchina. È stato proprio impressionante, intanto la velocità con cui abbiamo generato le visualizzazioni, ma la cosa poi più divertente è che a un certo punto si sono stoppate completamente. Uno dice: ma come?! Abbiamo fatto due giorni di fuoco e poi…! È capitato che improvvisamente questo video lo sentivano talmente tanto proprio tutti quanti che hanno cominciato a ricaricarlo ognuno sui propri profili, gruppi e pagine, quindi ad un certo punto questo video non aveva più un canale di riferimento, ma era una sorta di open source, tutti avevano questo video. La cosa più assurda è che ha cominciato a rimbalzare su WhatsApp in maniera eclatante. Decine e decine di persone ricevevano questo video da almeno 3, 4 gruppi diversi. Ed è anche rimbalzato su WeChat che è il social di riferimento dei cinesi, quindi questo video oltre ad aver spopolato, passami questo termine, in Italia, ha avuto anche un discreto successo in Cina. Ho fatto anche un’intervista con i cinesi che hanno detto che hanno molto gradito questo modo italiano di rispondere ai problemi con il buonumore, con la nostra solarità”.

Com’è andato questo incontro con la Cina?

“Ci hanno contattato diverse persone, una comunicazione non facilissima per noi a causa della lingua. È successo che una società di intermediazione culturale tra Italia e Cina ci ha chiesto se poteva sottotitolare il video in cinese, l’hanno fatto rimbalzare su WeChat e lì ha avuto un riscontro clamoroso, ci hanno scritto in tanti e ci hanno intervistato per raccontarlo. In Italia non era ancora esploso il contagio, erano i primi momenti, quindi eravamo ancora tutti uniti per dire ‘Forza Cina’, pochi giorni dopo poi si è ribaltata la situazione”.

È questo il prodotto di cui andate più fieri o ce n’è un altro?

“Come direbbe Stefano, il mio socio, io provo lo stesso affetto per tutti i video perché li vedo un po’ come tutti figli miei. Poi ovviamente ci sono prodotti che hanno avuto particolare successo e altri magari che hanno floppato, ma io cerco di mettere in ogni produzione video la stessa emozione e lo stesso impegno, poi alcuni per una serie di parametri funzionano e altri meno. Nella nostra breve storia i video che hanno avuto davvero successo sono sempre quelli che non t’immagini minimamente. Noi abbiamo fatto un altro video in passato che ha avuto un enorme successo facendo 13 milioni di visualizzazioni, è stato virale in tutto il mondo. Si tratta della ‘Kiki Challange in Italy’ che mi faceva tanto ridere. Quell’estate (2018, ndr) c’era questo trend in cui le ragazze uscivano dall’abitacolo della macchina dal lato guida e continuavano a ballare mentre l’auto andava avanti. Quindi io da semplice spettatore mi sono sempre domandato: ma questa macchina come va avanti? Allora ho inventato un video in cui andava a spingere la macchina il fidanzato di questa ragazza che purtroppo era fissata con l’idea di diventare un’influencer, e il ragazzo è una sorta di vittima perché è costretto a fare tutti questi trend, questi giochi, queste challenge e questi balletti pur di fare contenta la fidanzata se no o non si mangia la sera o non si fa qualcos’altro. Quel video ha tutta una serie di battute efficaci ed è piaciuto tanto. Ma sono tanti i video di cui vado fiero perché ognuno rappresenta qualcosa per me”.

La satira di vizi e virtù degli italiani ha modelli di riferimento nel linguaggio che utilizzate?

“Non è proprio satira la nostra, caschi nella satira affrontando i temi d’attualità. Abbiamo fatto qualche tentativo di satira, anche politica, ma non è proprio il nostro pane. In questo momento di isolamento forzato la sto nutrendo con la creazione dei meme (fotogrammi estrapolati dai video e rieditati con una frase/battuta comica, ndr): non potendo ovviamente realizzare i video, la mia overdose creativa di satira è con i meme. Uno che mi ha fatto tanto ridere che abbiamo fatto ultimamente è quello col nostro premier Conte: l’ho incastonato nella piattaforma Netflix e l’ho reso come se fosse una serie vera e propria dal titolo ‘Il decreto’, con tanto di sinossi, gli autori, tutto quanto”.

Come mai utilizzate tanto i dialetti romano e napoletano?

“Ci dicono che siamo un po’ romanocentrici, in realtà anche per la mia storia io sono un po’ un misto, sono un po’ cittadino d’Italia, non ho una vera e propria appartenenza anche se mi sento tantissimo appartenere alla Puglia, a Torino e a Roma. Sono una sorta di multietnico italiano, mi piace essere nazionalpopolare e raccontare tutta l’Italia, poi ho al mio fianco soci e collaboratori che sono napoletani e romani. Quando vivi a Roma, anche se non sei nato a Roma, per osmosi diventi romano: inizi a pensare, a ragionare, a parlare come un romano. Quindi la romanità è parte del dna dei The CereBros, la napoletanità stessa cosa, ma in ogni caso a noi piace tanto raccontare l’Italia in tutto e per tutto”.

Le caratteristiche che vi contraddistinguono rispetto ad altri gruppi creativi?

“Ho sempre imposto a tutti quanti di non osservare mai gli altri se non per studio o per analisi o per crescita, ma mai paragonarsi agli altri per concorrenza. Io non mi sento in competizione con gli altri che creano contenuti, e non per superiorità ma perché in futuro spero che The CereBros possa essere una sorta di cappello del web in cui possano collaborare tante realtà: non voglio fare un campionato di squadre bensì un aggregatore di creativi. Detto questo, ti posso dire che noi abbiamo tanta voglia di sperimentare, siamo iperelastici, perché anche se ci diamo strategie e temi editoriali siamo sempre pronti poi a far saltare tutto: se abbiamo l’idea geniale improvvisamente, siamo tutti pronti a barcamenarci per non perderla, quindi c’è una grandissima elasticità. Per fare questo si deve essere molto zen e soprattutto molto, molto affiatati, e forse sono caratteristiche che hanno anche gli altri. Ma il nostro bello è che siamo molto affiatati e c’è molta fiducia nella mia persona e questo è fondamentale perché io sono il direttore creativo, quello cioè che crea, e devo dire che ho tanta libertà di creare, se così non fosse stato non saremmo mai arrivati a questi risultati”.

Suoni tanto zen…

“Io non penso di essere un bravo leader all’interno del gruppo, ma non perché voglio essere umile, ma perché credo nella differenza tra autorità e autorevolezza, e l’autorevolezza è qualcosa che si coltiva negli anni. Non riesco assolutamente ad essere autoritario e non riesco nemmeno ad arrabbiarmi mai, cerco sempre, anche nei momenti più difficili, di utilizzare, come dicevo prima, solarità e propositività, l’unico modo che mi appartiene, e questo alla lunga mi può portare ad una autorevolezza. Per di più, circondarmi di persone solari e propositive mi fa stare bene, non riesco a lavorare con persone che possono creare qualche tipo di ostilità – nel mondo del web ci sono pochi budget, tante idee e le risorse vanno centellinate, se si crede in un’idea bisogna dedicarsi e dare il miglior svolgimento alle idee -. Questo è il mio modo di essere che nasce, secondo me, dalla fusione delle mie origini: dalla Puglia ho preso i valori della famiglia, da Torino l’essere metodico, stacanovista, e il non perdersi mai d’animo… E poi Roma ha unito tutte queste caratteristiche”.

Io avevo pensato ad un percorso religioso quando hai parlato di origini, tipo da Padre Pio alla Sacra Sindone, e lo dico non senza rispetto.

“Ci sono degli amici che dicono che io sia buddista senza saperlo”.

È venuto in mente anche a me sentendoti parlare all’inizio, ma non osavo dirlo…

“In realtà, probabilmente qualche aspetto ce l’ho, ma dipende moltissimo da quando a 24, 25 anni, come ti ho raccontato, mi sono ritrovato completamente perso e spaesato, e da questa condizione puoi reagire soltanto in due modi: o analizzi con estrema cura tutto quello che ti è capitato, ne fai tesoro e cerchi di lavorare sulla resilienza, oppure ti butti giù. A me quel periodo terribile – adesso dico per fortuna che c’è stato – mi è servito per rinascere”.

I progetti a cui stai lavorando in questo momento?

“Personali o del collettivo?”

Entrambi.

“Per quanto riguarda il collettivo, continuiamo a produrre video, ne realizziamo due ogni mese. Adesso c’è questa finestra di stop forzato e quindi riusciamo a fare le cose in maniera più rallentata, ma abbiamo già due, tre video molto, molto divertenti in cantiere. In particolare, c’è questo format molto divertente dove mettiamo a confronto le categorie professionali ai clienti – a settembre il nostro video ‘Camerieri vs Clienti’ ha fatto 7 milioni di visualizzazioni -. Ne abbiamo un altro pronto, già montato, di questo filone, è sul mondo delle palestre e degli istruttori. Il nostro è un calendario fitto di pubblicazioni. Mi auguro per il futuro del collettivo che ci sia la possibilità di far conoscere sempre di più i nostri lavori, sfruttando anche i media classici – tv e cinema -, di poter implementare il nostro servizio magari per commissioni o produzioni cinematografiche, di diventare dei veri e propri personaggi di questo mondo. Personalmente, poi, sono molto contento in queste ore perché ci sono buone nuove riguardo alla distribuzione di una trasmissione televisiva sulla valorizzazione del territorio italiano di cui sono stato autore, ma non posso spingermi oltre nel raccontarlo”.

Ci sono molti attori che già intervengono nei vostri video, in questo salto cinematografico-televisivo che vi auguro facciate presto c’è qualcuno in particolare con cui vorreste lavorare?

“Senza fare paragoni con altri bravi colleghi che sono nati sul web e hanno fatto la fortuna solo sul web, io appartengo al mondo classico 1.0, quindi il mio obiettivo futuro è che The CereBros, io nello specifico, possa riuscire a fare da tramite tra il mondo 1.0 dei media più classici – cinema, teatro, tv – e il web, e quindi far partecipare sempre di più personaggi appartenenti a quella sfera nel mondo web, nei nostri video. Abbiamo cominciato con Stefano Ambrogi, abbiamo avuto Francesco Facchinetti, ci piacerebbe avere tanti personaggi soprattutto dal mondo del cinema e ovviamente, essendo un po’ romanocentrici, attingere un po’ a quelle che sono le risorse romane. Ad esempio mi piacerebbe tanto lavorare con Marco Giallini e Stefano Fresi, attori della commedia nuova romana, ma in ogni caso con chiunque abbia voglia di mettersi in gioco. Poi io ho un debole, non so se lo posso dire, sono innamorato perso di un’attrice, non so se può essere interessante”.

Lo è, dici.

“Io voglio fare una dichiarazione d’amore a Benedetta Porcaroli … se leggerà l’intervista … io spero un giorno di poter collaborare con lei in qualche modo, il mio è proprio un amore viscerale”.

Se le dovessi fare un regalo?

“Me stesso (ride di cuore, ndr)”.

A me doni una tua poesia?

“Ti mando un estratto di una mia vecchia poesia. Ne avevo scritta una sull’Italia, mi sembra azzeccata in questo momento. Eccola:

TERRA, CANTO DI TE

Terra … Terra, amato mio pensiero,

di te sono la voce, di te sono l’eco,

decantare la tua beltà mi rende fiero,

che il paragone coll’altro mi fa cieco.

Ardente passione che l’animo nobiliti,

la mia arte puoi diffondere nell’aria,

ch’essa celebrare desidera eroi e miti,

patrimoni di luoghi e storia millenaria.

Terra mia, bottino di guerra sei stata,

per chi in te vedeva fonte di ricchezza,

dal fuoco fosti impoverita e devastata,

dalla pietra volgesti tempio di bellezza.

In te rifugio han trovato i grandi lumi,

artisti pensatori potrai sempre vantare,

ammaliati tutti da quei colori e profumi,

che la strada di casa posson sì indicare.

Terra, divisa ed unita fosti nella storia,

in balia di piccoli uomini e grandi lotte,

le persecuzioni han segnato la memoria,

finché luce non giunse passata la notte.

Dal profondo adagio riuscisti a risalire,

e nelle ceneri ad annaffiar il nuovo fiore,

il futuro lo fanno le genti pronte a gioire,

se nel guidarti troveran timone migliore.

Misere son le parole del mio descrivere,

ma omaggiar così voglio questa mamma,

che il futuro innanzi mi riserva da vivere,

e un amor che brucia come una fiamma.

Così … le mani stringano la bandiera,

finché respiro gonfi ancor il mio petto,

il drappo mi cinga all’imbrunir la sera,

che ogni dì, l’ardor accompagni a letto.

Che meraviglia, mi hai ricordato tanto ‘All’Italia’ di Giacomo Leopardi. Congratulazioni. Incrociamo le dita per tutto!

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