“Vulnerabili” nei legami familiari: sconvolgente il film del regista francese Gilles Bourdos

Incomunicabilità e violenza familiare sono il tema centrale di “Vulnerabili” del regista francese Gilles Bourdos, che lo ha anche sceneggiato assieme a Michel Spinosa basandosi sui racconti brevi dell’americano Richard Bausch. Il film è costruito a mosaico con due padri messi alla prova dalle scelte in amore delle figlie ed un figlio che subisce la reazione di una madre abbandonata dal marito. Si respira una tensione costante dall’inizio alla fine, non riuscendo mai a capire cosa potrebbe accadere e fino a dove si spingano i limiti di azioni e dialoghi dei protagonisti. Joséphine è sottomessa al suo giovane marito, suo padre a sua moglie, Anthony a sua madre. Ma non c’è solo una spirale di remissione, c’è anche la ricerca di dialogo e apertura con Mélanie che ha una relazione con il suo professore: è sicura della comprensione materna (anche perché lavora in un centro di ascolto antiviolenza) ma è in cerca dell’abbraccio paterno. I personaggi hanno tanti legami ma in realtà sono fari di solitudine che si muovono in luoghi di transito dove tutto è incolore e tutto può accadere. Bravi tutti gli attori da Alice Isaaz a Carlo Brandt, passando per Vincent Rottiers, Grégory Gadebois, Eric Elmosnino, Damien Chapelle e Brigitte Catillon.

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