Appello di solidarietà del cinema italiano per Vittorio Cecchi Gori

Anche i Giornalisti Cinematografici aderiscono all’appello promosso da Pupi Avati con gli autori Anac e subito firmato da una cinquantina di nomi eccellenti del cinema, tra registi, autori, protagonisti, produttori, operatori culturali per un’ “oculata e tempestiva riconsiderazione” del caso di Vittorio Cecchi Gori, il produttore in arresto da alcuni giorni. “Nessuna intenzione di contestare in alcun modo gli aspetti giuridici” della sentenza nei suoi confronti ma, come si legge nell’appello, la richiesta del cinema italiano è che “si debba tenere opportunamente conto” dell’età del produttore e delle sue precarie condizioni di salute. “Contiamo su un’oculata e tempestiva riconsiderazione del tuo caso che mitighi la sentenza e che ti restituisca a quel minimo di serenità che sappiamo meriti – scrive Pupi Avati -. Sia tu che tuo padre Mario siete assi portanti della storia del nostro cinema. La gran parte dei più significativi autori italiani ha lavorato per il tuo gruppo imponendosi nel mondo grazie allo straordinario operato delle tue società di produzione e distribuzione. Noi del così variegato e conflittuale cinema italiano in questa circostanza ci troviamo in piena sintonia nel dirti tutto il nostro affetto e soprattutto la nostra solidarietà”. Tra le firme che hanno sottoscritto l’appello lanciato da Avati i registi Giuseppe Tornatore, Paolo Taviani, Giuliano Montaldo, Marco Bellocchio, Matteo Garrone, Gabriele Salvatores e ancora Paolo Virzì, Giorgio Diritti, Giovanni Veronesi, Fausto Brizzi, Cinzia Th Torrini, Umberto Marino, Stefano Reali e il Presidente dell’Anac Francesco Ranieri Martinotti, Tra gli attori: Stefania Sandrelli, Carlo Verdone. Diego Abatantuono, Silvio Orlando, Christian De Sica, Gigi Proietti, Massimo Ghini e tanti altri. Con Pupi Avati, l’Anac e il Sngci anche i produttori Carlo Degli Esposti, Aurelio De Laurentiis, Laurentina Guidotti e, con Renzo Rossellini, Enrico Vanzina, Maurizio Costanzo, gli operatori culturali: Felice Laudadio, Piera Detassis, il neo presidente della Biennale Roberto Cicutto, il presidente del Nuovo Imaie Andrea Miccichè e Laura Delli Colli con il Sngci. Chi è Vittorio Cecchi Gori? Se non bastassero a parlare i film che ha firmato, a ricordare l’immenso patrimonio col suo nome c’è “Cecchi Gori. Una famiglia italiana”, il documentario prodotto da Giuseppe Lepore e diretto da Simone Isola e Marco Spagnoli, che ripercorre la storia di questa che è una delle più importanti realtà produttive della storia del cinema italiano. Il cinema negli anni Cinquanta era ancora “terra di conquista”, ed era possibile che un ex partigiano del Partito d’Azione, Mario Cecchi Gori, riuscisse in pochi anni ad affermarsi come uno dei più importanti produttori in Italia, centrando con “Il sorpasso” il primo grande successo. I Cecchi Gori – di padre in figlio senza dimenticare la centrale figura della moglie di Mario e madre di Vittorio, Valeria Pestelli – hanno attraversato con i loro film cinquant’anni di storia italiana, incidendo profondamente nella storia dell’entertainment e del costume in genere. Sono una bottega rinascimentale diventata prima industria e poi la prima vera Major europea. Purtroppo il loro spazio popolato da talenti è andato incontro a una rapida e repentina chiusura, e il loro passato rischia di essere sepolto sotto vicende giudiziarie che hanno reso meno nitido l’esaltante storia produttiva, ma, in compenso, è indelebile il loro calco nel cinema italiano di oggi.

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