È un urlo acuto sul “vivere civile” l’intelligente spettacolo “Fattoria (Liberi di essere Schiavi)” di Paolo Alessandri che dirige otto attori giovani e virtuosi

Si dimenano, danzano, intonano canti ora strazianti, ora di giubilo. Hanno il pieno controllo dei loro corpi, cambiano espressione del volto dalla gioia alla sofferenza fissando il pubblico, interrogandolo. Sono Sophia Angelozzi, Ilaria Arcangeli, Alessandra Barbonetti, Selena Bellussi, Lucrezia Coletti, Daniele Flamini, Gabriele Namio, Vincenzo Paolicelli, i giovani attori della Compagnia Sofia Amendolea che, dopo aver raccolto 15 premi internazionali, portano a Roma – al teatro Cometa Off fino al 19 gennaio – la versione italiana di “Fattoria (Liberi di essere Schiavi)”. Già applaudito al Premio Dante Cappelletti a dicembre 2019, lo spettacolo è scritto e diretto da Paolo Alessandri, ispirandosi liberamente a “Animal Farm” di George Orwell, testo pubblicato per la prima volta il 17 agosto 1945 e ancora così disperatamente attuale. In un gioco di specchi uomo/animale, la pièce denuda tutte le società possibili nella viziosa girandola schiavitù-rivolta-libertà-nuova schiavitù. Estremamente intelligente, ha una drammaturgia che chiede tantissimo agli attori, tutti onestamente bravi: la concentrazione è tutto. Devono muoversi all’unisono, concatenando gesti, sguardi, movimenti, voci, in un continuo invito allo spettatore alla riflessione. Il loro incedere sul palcoscenico è come un grido per la vana ricerca di un vivere, anzi convivere, in maniera giusta e leale. Il gioco uomo/animale, padrone/schiavo alla fine è senza soluzione di continuità. In scena Paolo Alessandri è come se svolgesse un teorema sul modello possibile di convivenza civile dando una risposta così cruda da scuotere gli animi al punto che nessuno del pubblico lascia il teatro senza restare attonito.

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