Devastante “La ragazza d’autunno”: racconta l’orrore della guerra attraverso gli occhi di due giovani donne

È un film di un dolore sordo e assoluto, agghiacciante da togliere il respiro, quello selezionato per rappresentare la Russia nella categoria per il miglior film in lingua straniera ai premi Oscar 2020. Parla dello stress postraumatico, del ricostruirsi la vita dopo essere stati devastati dalla guerra nel corpo e nell’anima. “La ragazza d’autunno” è il secondo lungometraggio del 28enne Kantemir Balagov, che ha debuttato nel 2017 con “Tesnota”, entrambi i film apprezzati al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard. Dal 9 gennaio nei cinema italiani, “La ragazza d’autunno” proietta lo spettatore nella Leningrado del 1945. La seconda guerra mondiale ha ridotto cose e persone a brandelli. Anche se l’assedio – uno dei peggiori della storia – è finito, la vita continua la sua battaglia per affermarsi tra rovine e miserie, e due giovani donne, Iya e Masha (interpretate rispettivamente da Viktoria Miroshnichenko e Vasilisa Perelygina, bravissime, entrambe al loro debutto cinematografico), cercano faticosamente di dare un senso alla loro esistenza: possono aggrapparsi all’idea di un figlio per ripartire? La storia scritta da Kantemir Balagov si ispira al libro “La guerra non ha un volto di donna” di Svetlana Alexievuch. “Come autore – scrive nelle note di regia Balagov -, mi interessava trovare una risposta alla domanda: cosa succede a una persona che la natura ha previsto per dare la vita, dopo essere sopravvissuta alle prove delle armi?”. “La ragazza d’autunno” restituisce in profondità l’atrocità e la spietatezza delle guerra grazie all’ottima regia, a cui si uniscono la fotografia di Ksenia Sereda, la scenografia di Sergey Ivanov e i costumi di Olga Smirnova che fanno sentire sulla pelle quegli orrori in una ricostruzione storica impeccabile.

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