Con i Familie Flöz si è trasportati dietro le quinte dell’animo umano

Poesia, dolcezza, tenerezza, carisma: tutto questo è Familie Flöz, la compagnia teatrale che mette al centro l’espressione del corpo coprendo il viso con una maschera che pure sembra magicamente provare emozioni apparendo ora triste ora allegra. Come fanno gli attori a conoscere così bene il linguaggio del corpo riuscendo in questo incantesimo? Forse sono davvero delle perle rare, come sottolinea il nome Flöz che indica uno strato geologico contenente preziose materie prime. Dopo “Hotel Paradiso”, i Familie Flöz sono tornati in Italia con “Teatro Delusio” (fino al 17 novembre tappa a Roma, alla Sala Umberto). La formazione sul palcoscenico è composta da tre virtuosi: gli attori Andres Angulo, Johannes Stubenvoll e Thomas van Ouwerkerk. Sono già in scena quando il pubblico entra in sala. Li si vede in tuta e con in mano attrezzi intenti a montare la quinta. Possibile che stiano ancora sistemando il palco? Si abbassano le luci e, d’incanto, lo spettatore viene immerso in una dimensione atemporale con un punto di vista inedito: si è dietro le quinte di un teatro dove sta per andare in scena un balletto con musiche dal vivo. Il pubblico assiste alla prova luci, all’ultimo battere di chiodi e poi, pian piano, all’uscita dai camerini di musicisti e danzatori. Così facendo da tre soli attori prendono vita ben 29 personaggi, ognuno con la sua storia, le sue ambizioni, le sue velleità, le sue malinconie, le sue intemperanze e le sue stravaganze. È un mondo fiabesco quello che si schiude davanti ad occhi in platea che tornano bambini. Sempre i Familie Flöz riescono a donare un momento di sospensione dagli affanni quotidiani facendo assaporare i sentimenti al loro stato puro, ma con “Teatro Delusio” fanno di più: vanno all’essenza del teatro, un teatro incontaminato e genuino.

You May Also Like

“See Primark & Die!”: una grande risata ci salverà dal consumismo a tutti i costi

I diritti vanno tutelati: il messaggio 2024 del laboratorio interculturale “Oltre i banchi”

Decaro misurato e divertente in “Non è vero ma ci credo”

“Mettici la mano” raggiunge i vertici del grande Eduardo