La grandezza di Roma nella produzione in piccolo formato di Diego Angeli e Simona Filippini

“Mio caro Diego, ho sentito urgente il desiderio di tornare nella via a te dedicata per raccontartela. In zona Casal Bruciato, lungo la Via Tiburtina, le strade sono intitolate ai giornalisti del passato, tra questi ci sei tu”, comincia così la lettera che Simona FIlippini immagina di scrivere a Diego Angeli (1869–1937) con cui fino al 23 febbraio 2020 condivide uno spazio del Museo di Roma in Trastevere (Piazza Sant’Egidio 1/b) per la mostra “Taccuini Romani” che vede in dialogo le vedute di lui e le visioni di lei. “Era un habitué dell’Antico Caffè Greco di Via dei Condotti, chi sa quale sarebbe stata la sua reazione nell’apprendere che la strada che porta il suo nome è in periferia”, riflette Simona Filippini che nella sua lettera (esposta in una teca e scritta a ridosso dell’inaugurazione di questa mostra) descrive come una via melting pot di culture, ricca di negozi di parrucchiere con sull’uscio signore in bigodini che fumano. Parte da qui un’immersione totale nei mille aspetti e contrasti di Roma: da un lato, i dipinti a olio di Angeli sprigionano serenità immutabile ed eternità; dall’altro le polaroid (è un regalo sorprendente vedere esposte queste istantanee) raccontano di una Roma amata e usata, quasi consumata, ma sempre pronta al cambiamento. Stride e coinvolge la “grandezza” di Roma narrata da una produzione in piccolo formato.

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